L’Italia è al decimo posto nella Top Ten dei Paesi a maggiore consumo di prodotti biologici con una quota di mercato del 3,5% sul totale dei consumi. Davanti a noi, la Germania col 6,4% e la Francia col 6,5% di market share. La Danimarca si conferma il Paesi più biologico al mondo, collocandosi al primo posto di questa classifica elaborata da Organic Denmark, la principale associazione di aziende agricole, coltivatori e consumatori del biologico, con una quota di mercato superiore al 10%.
L’Italia è tra i primi Paesi europei per superficie agricola coltivata a biologico con 22mila kmq, pari alla superficie di tutta l’Emilia-Romagna (Fonte Organic farming in the EU della Commissione Europea).
Della situazione dell’ortofrutta biologica e delle sue prospettive se ne è parlato nel corso dell’evento “Frutta e Verdura biologica nella distribuzione organizzata: a che punto siamo”, che si è svolto nei giorni scorsi a Copenaghen e in contemporanea anche in Italia, Francia e Germania.
L’evento è stato organizzato da Made in Nature, il programma di promozione e informazione dell’ortofrutta biologica nei 4 Paesi Europei, realizzato da CSO Italy e finanziato dall’Unione Europea. Al progetto partecipano inoltre anche le seguenti aziende: Brio, Canova, Ceradini, Conserve Italia, Orogel e Verybio.
Secondo i dati rilasciati da CSO Italy, nel 2022 in Italia sono state acquistate 308 mila tonnellate di ortofrutta biologica, la quantità più bassa degli ultimi cinque anni e rispetto al convenzionale, con un incremento di prezzo medio del +3%, salendo per il 2022 a 2,22€/kg. Dal 2018 in avanti la quota di biologico all’interno del totale acquisti ortofrutta si è mantenuta tuttavia stabile, mediamente al 6% del totale.
Sono poche le specie che fanno eccezione al calo degli acquisti: le banane che non solo segnano il +1% dei volumi salendo oltre le 40 mila tonnellate, ma conquistano anche il primo posto come frutto
biologico più acquistato in Italia nel corso del 2022, seguite da clementine, pere, nettarine e susine. La crescita dei consumi di patate è il principale motivo della parziale tenuta degli acquisti di ortaggi nel corso del 2022 biologici e convenzionali. In particolare, la versione biologica ha fatto registrare un incremento di acquisto del +11% sul 2021, con volumi in crescita costante nell’ultimo quinquennio.
La grande distribuzione rappresenta il maggior driver di vendita di ortofrutta biologica: il 64% dei volumi è transitato da un punto vendita appartenente a iper, super, discount o superette, in valori assoluti per il 2022 si tratta di 198 mila tonnellate sulle 308 mila totali. Supermercati che hanno assorbito il 42% delle vendite e discount col 12% gli unici canali in crescita rispetto allo scorso anno.
Il Nord Ovest della nostra Penisola si conferma l’area geografica più interessante col 33% dei volumi nazionali, anche se in diminuzione del 6% rispetto al 2021 così come il Nord Est, che fa registrare una flessione del 16% rispetto all’anno precedente e il Sud e la Sicilia che perdono il 19% delle vendite. Unica eccezione il Centro e la Sardegna area nella quale si registra l’aumento del +8% degli acquisti.
“L’ortofrutta biologica non sta vivendo un momento felice nel nostro Paese, ha dichiarato Elisa Macchi, Direttore di CSO Italy. Dobbiamo però sottolineare come le famiglie, che per diversi anni si sono avvicinate al prodotto biologico consentendone un’importante crescita non stanno diminuendo, quello che scende è il volume acquistato per famiglia acquirente, confermando che è l’inflazione generale che “morde” i consumi, ma l’interesse per il biologico rimane, segno che sta entrando sempre di più, se non come acquisti almeno come interesse e intenzione, nei carrelli della spesa”.