Il 27 novembre il gruppo Casino ha annunciato la messa in vendita dei suoi ipermercati e supermercati per far fronte ai debiti accumulati nel tempo e diventati troppo costosi con l’aumento dei tassi di interesse.
In un comunicato stampa – riporta Scenarieconomici – il sesto gruppo francese della grande distribuzione ha confermato di aver “ricevuto finora offerte preliminari indicative da parte di diversi acquirenti, relative a diversi perimetri di ipermercati e supermercati”, senza fornire ulteriori dettagli. Tra queste c’è un’alleanza tra Intermarché e Auchan, confermata a LSA da una fonte vicina alle insegne. Un matrimonio a prima vista sorprendente. Che cosa hanno in comune un gruppo di 3.000 imprenditori indipendenti, terzo sul podio della distribuzione alimentare e all’offensiva, con un gruppo integrato e a conduzione familiare, quinto in classifica, che è in procinto di trasformare i suoi 119 ipermercati (136 comprese le affiliate)? Eppure, per rilevare il ramo ipermercati e supermercati del gruppo Casino, Thierry Cotillard, presidente della SLM (Société Les Mousquetaires), e i dirigenti di Auchan Retail hanno deciso di fare causa comune.
La posta in gioco è notevole, cioè l’acquisto di 52 ipermercati Casino e 353 supermercati Casino (di cui 60 in franchising). Secondo le previsioni concordanti degli analisti, il loro fatturato combinato non dovrebbe superare i 5,5 miliardi di euro entro la fine dell’anno. L’estate e l’autunno sono stati fatali per i negozi Casino: le vendite simili negli ipermercati sono calate del 18,6% nel terzo trimestre e quelle nei supermercati dell’11,5%. Un fattore sottovalutato, ma che indica anche come, in generale, l’economia francese sia meno brillante di quanto mostrato esternamente.
Il gruppo ha dovuto emettere due profit warning in rapida successione, avvertendo di una perdita operativa di almeno 100 milioni di euro. È bastato questo perché il futuro proprietario del gruppo, un trio composto dal miliardario ceco Daniel Kretinsky, da Fimalac, la società gestita da Marc Ladreit de Lacharrière, e dal fondo Attestor, decidesse di fare il passo successivo e di fare pressione su Jean-Charles Naouri, ancora proprietario, affinché mettesse in vendita il core business del gruppo. (…)