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Primo ok del Consiglio UE al Regolamento imballaggi. L’Italia vota contro e resta isolata

Gilberto Pichetto Fratin
Gilberto Pichetto Fratin

L’Italia, sola contro tutti a Bruxelles. Il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, è l’unico tra i Ventisette ad aver votato oggi (18 dicembre) contro l’adozione del mandato negoziale del Consiglio Ue sul regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggio, proposto dalla Commissione europea a novembre 2022 nel quadro del più ampio pacchetto sull’economia circolare.

Il mandato negoziale – scrive Euronews – licenziato dal Consiglio Ambiente è (forse per la prima volta) un testo più ambizioso in termini ambientali rispetto a quello adottato dall’Eurocamera lo scorso 22 novembre a Strasburgo. In genere è il contrario, con il Parlamento europeo che dovrebbe essere l’istituzione europea, tra le tre, più ambiziosa. Il testo del Consiglio garantisce più flessibilità rispetto alla proposta originaria della Commissione, ma ha mantenuto una serie di target che l’Europarlamento ha cancellato o ridimensionato in buona parte su pressione italiana, come il divieto di immissione in commercio di imballaggi di plastica monouso usati per i prodotti ortofrutticoli, come le buste di plastica per l’insalata.

Nel corso della riunione di questa mattina, la presidenza spagnola ha presentato una serie di aggiustamenti al testo di compromesso per introdurre maggiore flessibilità e deroghe per cercare di raggiungere una maggioranza più ampia di quella qualificata necessaria al via libera (che si ottiene quando a votare a favore è il 55% dei Paesi che rappresenta anche il 65% della popolazione dell’Ue). Tutti gli Stati membri hanno sostenuto il testo del compromesso, tranne uno.


Il testo finale – che ora andrà negoziato con l’Eurocamera per un accordo finale – “non soddisfa assolutamente quelle che sono le esigenze del nostro Paese”, ha accusato il ministro Pichetto, parlando ai cronisti a margine del Consiglio Ambiente e rivendicando che l’Italia è un “Paese che ha il 56,5 per cento di raccolta differenziata”, con una media europea del “48 per cento”, ma non è rimasta soddisfatta delle modifiche apportate dalla presidenza spagnola.

L’Italia aveva chiesto una proroga di qualche anno per i requisititi degli imballaggi compostabili (la proroga èL’altra richiesta riguardava “dei parametri diversi per riuso e riciclo” con esenzioni per i Paesi che possono dimostrare di avere una quota di riciclo con percentuali superiori a 75-80 per cento (come ha fatto l’Eurocamera). L’Italia sposa la linea dell’Aula di Strasburgo, dal momento che “la posizione del Consiglio è molto più rigida, molto più vicina alla proposta della Commissione europea”, in termini di vincoli sul riuso fin da subito con target vincolanti. A partire dal prossimo anno inizieranno i negoziati a tre con l’Eurocamera, mediati dalla Commissione europea, e Pichetto spera che nel compromesso finale “prevalga la posizione del Parlamento”. Le istituzioni puntano a raggiungere un accordo finale entro la fine dell’attuale legislatura.

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Cosa prevede il mandato del Consiglio Ue


La proposta della Commissione europea – che risale al 30 novembre 2022 – insisteva principalmente su quattro le linee di intervento per ridurre i rifiuti degli imballaggi: il riuso dei contenitori con obiettivi minimi per le aziende; il divieto per gli imballaggi considerati ‘non essenziali’ (come le bustine monouso per shampoo degli hotel o quelle in ristoranti e caffè); progettare entro il 2030 tutti gli imballaggi in modo che siano riciclabili al 100 per cento e tassi obbligatori di contenuto riciclato che i produttori dovranno includere nei nuovi imballaggi di plastica.

Pur sostenendo che tutti gli imballaggi immessi sul mercato devono essere riciclabili come proposto dalla Commissione, gli Stati membri hanno concordato nel mandato che gli imballaggi saranno considerati riciclabili se progettati per il riciclaggio dei materiali e quando i rifiuti di imballaggio potranno essere raccolti separatamente, differenziati e riciclati su larga scala (quest’ultima condizione si applicherà a partire dal 2035). L’approccio generale – spiega una nota – mantiene gli obiettivi principali per il 2030 e il 2040 relativi al contenuto minimo riciclato negli imballaggi in plastica ed entro il 2034, la Commissione dovrà rivedere l’attuazione degli obiettivi del 2030 e valutare la fattibilità degli obiettivi del 2040.

Gli Stati membri hanno conservato i target proposti dalla Commissione sulla riduzione dei rifiuti da imballaggio (che ha mantenuto anche l’Eurocamera): 5 per cento entro 2030, 10 per cento entro il 2035 e 15 per cento entro il 2040. Questi obiettivi saranno soggetti a una revisione da parte della Commissione otto anni dopo l’entrata in vigore del regolamento.

Gli Stati membri hanno poi fissato nuovi obiettivi di riutilizzo e riempimento per il 2030 e il 2040. Obiettivi diversi si applicano ai grandi elettrodomestici, ad esempio imballaggi da trasporto per alimenti e bevande, bevande alcoliche e analcoliche (escluso il vino), imballaggi per il trasporto (esclusi gli imballaggi utilizzati per merci pericolose o apparecchiature di grandi dimensioni e gli imballaggi flessibili a diretto contatto con gli alimenti) e gli imballaggi raggruppati. Anche gli imballaggi in cartone sono esentati da tali obblighi.

È stata introdotta una nuova possibilità per le aziende di formare raggruppamenti per raggiungere gli obiettivi di riutilizzo nel settore delle bevande. E anche su questo l’Italia di Pichetto si è detta contraria perché limitata al settore delle bevande e potenzialmente dannosa per una realtà imprenditoriale come quella italiana, in cui sono diffuse le piccole e medie imprese.

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Secondo le nuove norme, entro il 2029, gli Stati membri dovranno garantire la raccolta differenziata di almeno il 90 per cento annuo delle bottiglie di plastica monouso e contenitori per bevande in metallo. Come nella proposta della Commissione europea, le nuove norme introducono restrizioni su alcuni formati di imballaggio, tra cui imballaggi in plastica monouso per frutta e verdura (che l’Eurocamera ha ‘salvato’, sopprimendo il divieto), per alimenti e bevande, condimenti, salse nel settore HORECA e per piccoli prodotti cosmetici e da bagno utilizzati negli hotel (ad esempio flaconi di shampoo o lozioni per il corpo).

La parte più criticata della normativa da parte dell’Italia era quella che riguarda il riuso, disciplinato dall’articolo 26, con obiettivi obbligatori per le aziende. Il Parlamento europeo nel suo mandato ha adottato una deroga sugli obiettivi se lo Stato membro raggiunge l’85 per cento di raccolta separata per il riciclo negli anni 2026 e 2027. L’Italia sperava che ci fosse una deroga di questo tipo anche nel mandato del Consiglio, ma non c’è stata.

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TM

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