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Lun. Dic 23rd, 2024

La generazione Z, costituita da giovani di età compresa tra i 13 e i 24 anni, rappresenta un campione sempre più interessante per l’industria alimentare in quanto ormai copre un buon 30% della popolazione mondiale e, affacciandosi all’età adulta, è ormai in grado, anche in campo alimentare, di condizionare le scelte di acquisto delle famiglie di origine.

Se guardiamo alle statistiche che si ritrovano sul web, il quadro complessivo di quella che viene definita Dieta Z è piuttosto inquietante, in quanto appare costituita in buona parte da junk food e cibi pronti al consumo. Ma è veramente così? Quali sono gli strumenti di scelta che forniamo ai nostri ragazzi che stanno entrando nella fascia adulta? E soprattutto con quale consapevolezza si approcciano alle scelte alimentari?

Per rispondere ad alcune di queste domande, tra il 30 Dicembre 2023 e il primo Gennaio 2024 Webboh ha condotto due sondaggi sulle abitudini di questo segmento di popolazione e la consapevolezza alimentare in un periodo dell’anno in cui il cibo rischia di rappresentare più un’ossessione che un bisogno.

I dati scaturiti dall’indagine sono stati sottoposti per un commento alla professoressa Francesca Venturi, direttrice del master in “Scienze Sensoriali per un’alimentazione sana e consapevole” che sarà inaugurato il prossimo 18 gennaio all’Università di Pisa.

L’accademica ha così commentato: “Il primo punto che credo valga la pena di sottolineare è l’elevato bisogno di informazioni in merito alla corretta alimentazione espresso dall’89% degli utenti, con addirittura un 34% che riterrebbe opportuno inserire l’educazione alimentare nei programmi scolastici. Un’altra nota positiva è data dalla percentuale molto bassa di persone che ricorrono regolarmente a bevande energetiche, dolcificanti e snacks come sostituti dei pasti o per aumentare la concentrazione. Non si può non notare, però, un complessivo 32% di utenti che non ha chiaro il significato di dieta mediterranea.”

Luigi Odello, presidente del Centro Studi Assaggiatori e segretario accademico dell’International Academy of Sensory Analysis, vede nei dati dell’indagine una grande opportunità per la società in generale e per le imprese del food: “Vista la proverbiale curiosità della generazione Z sarebbe sufficiente impiegare le scienze sensoriali per creare una cultura del cibo, utilizzando ovviamente gli strumenti adatti e i canali di comunicazione utilizzati da questi giovani. Non per nulla abbiamo messo a punto l’Officina della comunicazione sensoriale con l’obiettivo di fare sentire l’aroma dove non c’è (sul web, per esempio) incuriosendo e portando la gente verso esperienze qualificanti per quanto giocose.”

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