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Ven. Dic 27th, 2024

Sono le uova “vere” le star della settimana di Pasqua tanto che da Nord a Sud ne saranno servite oltre trecento milioni, sode o come ingredienti di dolci o piatti tradizionali.

E’ quanto emerge da una stima Coldiretti su dati Unaitalia con i prodotti più gettonati delle festività pasquali. Gli italiani spenderanno per le uova circa 130 milioni di euro grazie a una produzione quasi interamente Made in Italy. A spingerne il consumo sono anche gli studi che le riconoscono come un alimento sano, equilibrato e “taglia grassi” adatto al controllo del peso di individui mentre una vera e propria leggenda metropolitana del tutto priva di basi scientifiche è quella – ricorda la Coldiretti – che facciano male al fegato. Al contrario, questo tipo di alimento contiene sostanze utili per il buon funzionamento delle cellule epatiche, come gli aminoacidi epatoprotettori come metionina e colina e una sostanza come l’inositolo utile in particolare per chi soffre di fegato grasso.

La sfida tra i dolci.

La sfida tra i dolci di Pasqua viene vinta quest’anno dalla colomba, che sarà presente sul 69% delle tavole, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’, rispetto al 63% dell’uovo di cioccolato che quest’anno fa segnare rincari record a causa dell’aumento delle quotazioni del cioccolato.

Agnello sì ma Made in Italy

Sulle tavole pasquali non mancherà nemmeno la carne di agnello, presente in un menu su tre (33%), secondo Coldiretti/Ixe’. Tra chi porterà agnello a tavola, oltre uno su quattro – rileva Coldiretti – lo acquisterà direttamente dal produttore. La stragrande maggioranza sceglierà comunque agnello Made in Italy a dimostrazione di una accresciuta sensibilità verso l’origine di quanto si porta in tavola. Ogni anno oltre la metà del prodotto che si trova sui banchi rischia, infatti, di essere di origine straniera, spesso proveniente dall’est Europa, che non rispetta gli stessi standard di qualità di quello nazionale. Scegliere carne di agnello significa anche sostenere – ricorda Coldiretti – la sopravvivenza dei 60mila pastori, oggi alle prese con i danni della siccità nel Sud Italia e l’aumento dei costi di produzione legati alle tensioni internazionali.

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