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Lun. Dic 23rd, 2024

I punti chiave dello studio PwC sull’impatto economico-sociale del settore vitivinicolo nell’UE:

  • L’UE si conferma leader mondiale con 165 mln di ettolitri di vino prodotti nel 2022
  • Il valore complessivo del settore vitivinicolo arriva a 100,3 miliardi di euro
  • Viticoltura, industria enologica e commercializzazione contribuiscono al PIL per 130 miliardi di euro, pari allo 0,8% del PIL dell’UE
  • Nel 2022 il vino europeo è stato esportato in 194 paesi, per 17,9 miliardi di euro
  • Il settore vinicolo offre lavoro a circa 2,9 milioni di persone
  • Nel 2022 il settore turistico attorno al vino ha mosso circa 36 milioni di persone

L’Unione Europea si conferma leader mondiale nel mercato del vino con oltre 165 milioni di ettolitri prodotti nel 2022, che rappresentano il 62% della produzione globale totale.

In un contesto macroeconomico in cui sempre più aziende delocalizzano la loro produzione, il settore vinicolo europeo conserva ancora un forte valore economico, sociale e culturale all’interno dei territori dell’UE. Nello specifico, i vigneti appartengono al patrimonio agrario dell’Unione Europea e rappresentano la diversità dei territori europei in cui le uve vengono coltivate e raccolte. Le aziende vinicole dipendono dal territorio e dalle comunità circostanti che lo abitano, creando sinergie tra i produttori di vino e le comunità locali.

Lo studio PwC sull’impatto economico-sociale del settore vitivinicolo nell’UE (PDF)

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La complessa catena del valore del settore vinicolo può essere suddivisa in tre attività principali:

  1. Viticoltura, il cui valore della produzione deriva dalle attività di gestione dei vigneti, vendemmia e produzione di vino autonoma da uve raccolte autonomamente. Tale settore ha un valore di produzione che si attesta sui 29,4 miliardi di euro.
  2. Industria enologica, che comprende la produzione di vino di uva non raccolta autonomamente, pigiatura e fermentazione, imbottigliamento e invecchiamento dei vini.
  3. Commercializzazione (servizi), il cui valore deriva dalla distribuzione e dalla vendita al dettaglio del prodotto finito.

Tra viticolturaindustria enologica commercializzazione, il valore complessivo settoriale ammonta a 100,3 miliardi di euro. Le tre fasi creano un contributo al Prodotto Interno Lordo (PIL) per 130 miliardi di euro, pari allo 0,8% del PIL dell’UE, generando un PIL diretto di 56,1 miliardi di euro attraverso il pagamento dei dipendenti (stipendi), il pagamento delle imposte sulla produzione (imposta sui salari, imposte su terreni e fabbricati, ecc.) ed EBITDA.

Export

Nel 2022, il vino europeo è stato esportato verso 194 paesi, per un export totale di 17,9 miliardi di euro. Tra i principali importatori troviamo gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada e la Cina, che rappresentano insieme il 67% dell’export totale.

Il forte orientamento all’esportazione del vino ha svolto un ruolo cruciale nel ridurre il deficit della bilancia commerciale dell’UE del 3,7% nel 2022.

Impatto sull’occupazione

In termini di occupazione, il settore vinicolo offre lavoro a circa 2,9 milioni di persone all’interno dell’Unione (1,4% dell’occupazione totale). Gli occupati sono così distribuiti: il 21,5% è impiegato nella viticoltura, il 10% nella vinificazione e il 68,5% nella commercializzazione.

Inoltre, il settore presenta una produttività eccezionale, con un valore aggiunto più elevato per dipendente rispetto ad attività simili in ogni fase della catena del valore: le aziende vinicole, infatti, sono il 15% più redditizie della media delle aziende agricole nell’UE.

Contributo sociale

In tutta l’UE, le aree prevalentemente rurali occupano quasi la metà del territorio e ospitano più di 93 milioni di abitanti, che corrisponde al 21% del totale della popolazione dell’Unione Europea. Nell’ultimo decennio, queste aree hanno registrato un calo medio della popolazione dello 0,7%, soprattutto nella fascia di popolazione giovane e in età lavorativa.

Nonostante ciò, vi è una differenza tra le aree rurali in cui sono presenti vigneti e cantine e quelle in cui sono assenti. Queste ultime hanno subito un declino più significativo del 2,6% circa rispetto alle aree in cui sono presenti vigneti, che riportano invece una diminuzione del 0,4%, dunque 6,5 volte minore. Tale condizione porta ad una maggiore produttività dei vigneti nell’Unione Europea rispetto alla media delle aziende agricole, migliorando la redditività economica dell’ambiente rurale.

Contributo culturale

Il vino è diventato un’attrazione turistica e, di conseguenza, un catalizzatore economico chiave in molte regioni rurali, non solo con significative ricadute positive sulle attività correlate, ma creando un’intera industria del turismo del vino. Tale filiera comprende: agenzie viaggio, alloggi rurali, visita alle cantine e ai musei del vino, attività ricreative tematiche, trasporti, guide turistiche, scoperta della gastronomia locale, ‘wine therapy’.

L’enoturismo svolge una funzione chiave per la promozione sociale e culturale delle aree rurali in quanto:

  • Contribuisce allo sviluppo creando posti di lavoro e opportunità di soggiorno.
  • Migliora lo status delle aree interessate, che si trasformano in destinazioni premium.
  • Promuove valori culturali regionali, come la gastronomia e i prodotti tipici locali.

Nel 2022, si stima che il settore turistico attorno al vino ha mosso circa 36 milioni di persone alla ricerca di esperienze legate al vino, volte ad esplorare la cultura dei vigneti e le tradizioni locali. Sono aumentate inoltre anche le visite presso le cantine e i musei del vino, contribuendo complessivamente ad accrescere i ricavi del settore che ammontano a 15 miliardi di euro (2022).

Contributo alla Ricerca e allo Sviluppo

Il settore vitivinicolo contribuisce attivamente alla R&S e all’innovazione con progetti che possono essere classificati in sei grandi aree di studio:

  1. Viticoltura, con iniziative relative al miglioramento dell’agricoltura.
  2. Wine economy, con progetti per incrementare l’efficienza nelle fasi della catena del valore del settore.
  3. Processi, per affrontare le sfide tecniche e tecnologiche nei processi di vinificazione.
  4. Prodotti, per migliorare la qualità del prodotto finito.
  5. Sostenibilità, con progetti volti a rafforzare la resilienza al cambiamento climatico.
  6. Salute, per aumentare la qualità dei vinicoli e indagare sul contributo del vino e dell’uva in termini di salute degli individui.

L’attività diretta del settore vitivinicolo, e soprattutto la sua influenza sulla catena del valore (attività indiretta), hanno contribuito a mantenere oltre 1,1 miliardi di euro di investimenti in R&S e innovazione nell’UE nel 2022, in gran parte dovuto all’alta intensità di innovazione dell’intera catena dell’industria che genera benefici indiretti su altri settori quali: servizi tecnici e scientifici, produzione e telecomunicazioni.

Contributo ambientale

Il settore vinicolo contribuisce alla sostenibilità dell’Unione Europea in diversi modi:

  • Promuove la biodiversità, adottando pratiche agricole sostenibili che includono l’impianto di colture di copertura, le quali mantengono la vegetazione naturale intorno ai vigneti ed evitano l’impiego di sostanze chimiche. Queste misure contribuiscono a sostenere la fauna selvatica locale e a promuovere la biodiversità nelle aree dei vigneti.
  • Limita l’erosione del suolo attraverso pratiche come l’impianto di colture di copertura, l’utilizzo di tecniche di controllo dell’erosione e l’implementazione di layout di vigneto sostenibili. Tali misure aiutano a stabilizzare il suolo, ridurre il ruscellamento e prevenire l’erosione, che a sua volta protegge la qualità del suolo per la futura coltivazione della vite.
  • Migliora la gestione delle fonti idriche implementando tecniche di irrigazione a risparmio idrico, utilizzando tecnologie avanzate per gestire l’utilizzo la raccolta dell’acqua piovana; tale approccio, porta benefici non solo ai vigenti, ma aiuta anche a conservare le risorse idriche, soprattutto nelle regioni a maggiore siccità.
  • Fornisce una protezione antincendio: il terreno scoperto tra i filari di vite può creare una barriera che impedisce la rapida diffusione degli incendi selvatici. Alcuni gestori di vigneti possono anche impegnarsi nella combustione controllata o altre pratiche di prevenzione degli incendi per ridurre il rischio di diffusione incendi nell’area.

Il Green Deal dell’Unione Europa si focalizza sulla necessità di transitare verso un’agricoltura più sostenibile che riduca al minimo l’impronta ambientale e si impegni maggiormente per proteggere e sostenere la natura. In questo contesto, il settore vinicolo dell’UE ha già intrapreso azioni per mitigare le proprie emissioni di gas serra, identificando le fonti di emissione e definendo azioni concrete per ridurle.

Le fonti emissive sono composte da utilizzo di combustibili per le attività della cantina, elettricità acquistata dalla rete locale, trasporto e distribuzione, imballaggi (bottiglie, contenitori, sughero, etichette), spostamenti dei dipendenti.

Per ridurre l’impatto ambientale, il settore vinicolo ha quindi adottato misure specifiche quali:

  • La riduzione del peso delle bottiglie di vetro per il vino. I principali rivenditori di vino, comprese le aziende dell’UE, si impegnano a ridurre il peso medio delle bottiglie di vino fermo da una media di 550 gr a meno di 420 grammi entro il 2026. Questo porterebbe ad una riduzione del 25% delle emissioni di CO2 nella catena del valore del vino.
  • Evidenziato la fattibilità di un sistema ecologico per la raccolta, pulizia e riutilizzo delle bottiglie di vetro nel settore vinicolo in Catalogna (Spagna). L’iniziativa ha coinvolto consumatori, produttori, bar, ristoranti, grossisti e dettaglianti in uno studio pilota che comprendeva l’intero processo di riutilizzo delle bottiglie di vino, dal lavaggio, all’etichettatura, all’imbottigliamento e alla distribuzione sul mercato, fino alla raccolta finale. Tale progetto ha riutilizzato 82.000 bottiglie risparmiando 170 tonnellate di CO2.

Oltre ai miglioramenti della catena di approvvigionamento, il settore vitivinicolo sta adottando tecniche quali l’agricoltura biologica dei vigneti che mirano a ridurre le emissioni dirette e sostenere gli ecosistemi, l’utilizzo dei processi e dei cicli ecologici, preservare la fertilità del suolo, ridurre gli interventi esterni e l’uso di prodotti di sintesi chimica, utilizzare prodotti biologici nei processi di trasformazione e produzione che abbiano un impatto limitato sull’ambiente.

Nonostante ciò, la viticultura risente altamente del cambiamento climatico e dell’aumento delle temperature; si prevedono infatti:

  • Perdite in termini di produttività per molte regioni europee.
  • Alterazioni dei tempi della fenologia (anticipi tra i 10 e 40 giorni della fase fenologica della vite).
  • Mutamenti degli equilibri nella composizione dell’uva e del vino, che trasformano gli stili enologici tradizionali.
  • Rischio elevato per le varietà tipiche consolidate.
  • Sostanziali spostamenti nella posizione geografica delle regioni di coltivazione tradizionali.
  • Effetti negativi sulla produttività della vite derivanti da eventi climatici estremi come ondate di calore, gelate, tempeste imprevedibili e grandinate distruttive.

Erika Andreetta, EMEA Fashion & Luxury Leader e Partner PwC Italia, spiega: “La vitalità del settore vitivinicolo europeo rappresenta un’eccellenza nel panorama socioeconomico e ambientale internazionale. Il mercato dell’Unione Europea vale il 62% della produzione globale e l’intera filiera impatta positivamente in molte zone rurali, sia in termini di occupazione, produttività e ricchezza, sia proteggendo e incoraggiando la biodiversità. La crescita dell’enoturismo e delle attività legate al vino, inoltre, svolgono una funzione chiave per la valorizzazione sociale e culturale dei territori, delle comunità e delle loro tradizioni. Un ulteriore valore aggiunto è dato dall’alta intensità di innovazione dell’intera catena dell’industria, che contribuisce significativamente agli investimenti in R&S nell’UE e promuove lo sviluppo di progetti che generano benefici indiretti anche sugli altri settori.”

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