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Google assegna l’80% del traffico di ricerca a pochi siti top lasciando lottare gli altri per quote residuali. SEOZoom: nel food query dominate da tre big

Foto di Jeff Sheldon su Unsplash
Foto di Jeff Sheldon su Unsplash

Nel settore travel le ricerche su Google per gli hotel vedono emergere sempre Booking e Tripadvisor, che da soli fanno più del 50% del traffico totale. Stesso scenario nel mondo food, dove tutte le query sono dominate da tre grandi colossi. Qualunque siano le parole chiave, infatti, Google dà sempre priorità a GialloZafferano, Cucchiaio e Fatto in casa da Benedetta, che oltretutto riescono a ottenere traffico anche attraverso i posizionamenti dei loro canali social.

Sono i dati che emergono dall’analisi eseguita utilizzando l’innovativa metrica del Traffic Share di SEOZoom, il primo software di Search Marketing italiano, che ha scandagliato i dati di milioni di ricerche su Google e le relative performance dei siti.

Cambiano le ricerche, cambiano gli utenti, ma il risultato resta sempre lo stesso: ci sono al massimo quattro siti che si spartiscono la stragrande maggioranza della torta del volume di ricerca.

Come spiega Ivano Di Biasi, CEO e founder di SEOZoom, negli ultimi tempi nelle SERP (ovvero, le pagine dei risultati di ricerca di Google) “i siti top player premiati da Google conquistano fino all’80% di tutto il traffico di ricerca, tutti gli altri siti lottano per quote davvero residuali”.

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L’analisi non si limita alla singola keyword, ma sul più ampio dato del “volume di ricerca complessivo” generato dal set di parole chiave correlate. Vale a dire, chiarisce Di Biasi, “sul volume di ricerca di tutte le parole chiave che riguardano lo stesso intento di ricerca, cioè il bisogno che spinge le persone a cercare su Google e che il motore di ricerca traduce in risultati pertinenti”.

Approfondendo l’indagine, il posizionamento dei siti che dominano i risultati di ricerca è notevolmente stabile e statico. Questi siti, valutati da Google come i più rilevanti e autorevoli in un determinato settore, “mantengono costantemente le loro posizioni in cima alla SERP e non sembrano subire variazioni significative”, neppure in seguito ai tanti temuti aggiornamenti algoritmici.

Ben diversa è la situazione sottostante: i siti che non occupano le posizioni di vertice si trovano come in un limbo, inseriti in un ciclo che Di Biasi descrive come sinusoidale. Ovvero, le keyword associate a questi siti subiscono fluttuazioni in termini di visite, con momenti in cui generano un alto numero di visite e altri in cui sembrano meno performanti.

Secondo Di Biasi, il fulcro di questa dinamica risiede nell’autorevolezza che i domini stanno acquisendo agli occhi di Google, in riferimento diretto al concetto di EEAT – dalle iniziali delle parole inglesi Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness (Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Affidabilità) – che in qualche modo misura quanto Google si fida e considera affidabile un sito web per posizionarlo nei suoi risultati.

Google sembra aver semplificato le sue scelte e, anche per riuscire a stare al passo della velocità attuale delle innovazioni tecnologiche e determinare rapidamente la veridicità dei contenuti, ha essenzialmente deciso di puntare “a occhi chiusi” su chi offre solitamente contenuti attendibili. È un po’ ciò che avviene nel nostro mondo fisico, dove chiunque può esprimersi, ma l’affidabilità, la veridicità e il successo di un’informazione dipendono dalla fonte che la fornisce.

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Ma cosa possono fare i brand per provare a conquistare posizioni migliori con i propri contenuti? Di Biasi suggerisce tre strategie chiave:

  1. Concentrarsi sull’insieme di keyword correlate all’intento di ricerca complessivo, piuttosto che su singole parole chiave. Questo significa comprendere a fondo cosa cercano gli utenti e quali sono le loro intenzioni, per poi creare contenuti che rispondano in maniera esaustiva a queste esigenze, cercando quindi di competere per una fetta di torta di traffico più grande.
  2. Rafforzare il brand, anche attraverso le campagne sui social media. Un brand forte e riconoscibile aiuta a costruire fiducia e autorità, due fattori che Google considera importanti nel valutare la qualità e l’affidabilità di un sito.
  3. Lavorare sui link, compresi quelli interni, per costruire una rete solida che supporti l’autorevolezza del sito. I link sono come voti di fiducia che contribuiscono a stabilire la reputazione di un sito agli occhi di Google e anche quelli interni rappresentano dei perni su cui si costruisce la solidità del sito.

SEOZoom diventa quindi l’alleato fondamentale per attuare queste strategie suggerite e per raggiungere i risultati desiderati in termini di visibilità e posizionamento.

Le sue funzionalità avanzate permettono di effettuare un’analisi dettagliata del proprio sito e di quelli dei concorrenti, approfondire l’autorevolezza dei domini, di verificare il profilo backlink, di comprendere l’intento di ricerca degli utenti e di identificare un set di keyword correlate che possono ampliare la portata dei contenuti.

In particolare, SEOZoom è l’unico strumento che identifica l’intero “search intent” su qualsiasi argomento e trova tutte le parole chiave e le relazioni per supportare la scrittura del contenuto perfetto nel modo che piace a Google, così da soddisfare ogni esigenza dell’utente e coprire l’intero traffico relativo all’argomento, non solo quello legato alla singola parola chiave.

Seguendo queste indicazioni, è possibile aumentare l’autorevolezza percepita di un sito web e migliorare il suo posizionamento nei risultati di ricerca, uscendo così dal ciclo di visibilità limitata e guadagnando una posizione più stabile su Google.

SEOZoom è il software che semp

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Sono i dati che emergono dall’analisi eseguita utilizzando l’innovativa metrica del Traffic Share di SEOZoom, il primo software di Search Marketing italiano, che ha scandagliato i dati di milioni di ricerche su Google e le relative performance dei siti.

Cambiano le ricerche, cambiano gli utenti, ma il risultato resta sempre lo stesso: ci sono al massimo quattro siti che si spartiscono la stragrande maggioranza della torta del volume di ricerca.

Come spiega Ivano Di Biasi, CEO e founder di SEOZoom, negli ultimi tempi nelle SERP (ovvero, le pagine dei risultati di ricerca di Google) “i siti top player premiati da Google conquistano fino all’80% di tutto il traffico di ricerca, tutti gli altri siti lottano per quote davvero residuali”.

L’analisi non si limita alla singola keyword, ma sul più ampio dato del “volume di ricerca complessivo” generato dal set di parole chiave correlate. Vale a dire, chiarisce Di Biasi, “sul volume di ricerca di tutte le parole chiave che riguardano lo stesso intento di ricerca, cioè il bisogno che spinge le persone a cercare su Google e che il motore di ricerca traduce in risultati pertinenti”.

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Ben diversa è la situazione sottostante: i siti che non occupano le posizioni di vertice si trovano come in un limbo, inseriti in un ciclo che Di Biasi descrive come sinusoidale. Ovvero, le keyword associate a questi siti subiscono fluttuazioni in termini di visite, con momenti in cui generano un alto numero di visite e altri in cui sembrano meno performanti.

Secondo Di Biasi, il fulcro di questa dinamica risiede nell’autorevolezza che i domini stanno acquisendo agli occhi di Google, in riferimento diretto al concetto di EEAT – dalle iniziali delle parole inglesi Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness (Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Affidabilità) – che in qualche modo misura quanto Google si fida e considera affidabile un sito web per posizionarlo nei suoi risultati.

Google sembra aver semplificato le sue scelte e, anche per riuscire a stare al passo della velocità attuale delle innovazioni tecnologiche e determinare rapidamente la veridicità dei contenuti, ha essenzialmente deciso di puntare “a occhi chiusi” su chi offre solitamente contenuti attendibili. È un po’ ciò che avviene nel nostro mondo fisico, dove chiunque può esprimersi, ma l’affidabilità, la veridicità e il successo di un’informazione dipendono dalla fonte che la fornisce.

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  2. Rafforzare il brand, anche attraverso le campagne sui social media. Un brand forte e riconoscibile aiuta a costruire fiducia e autorità, due fattori che Google considera importanti nel valutare la qualità e l’affidabilità di un sito.
  3. Lavorare sui link, compresi quelli interni, per costruire una rete solida che supporti l’autorevolezza del sito. I link sono come voti di fiducia che contribuiscono a stabilire la reputazione di un sito agli occhi di Google e anche quelli interni rappresentano dei perni su cui si costruisce la solidità del sito.

SEOZoom diventa quindi l’alleato fondamentale per attuare queste strategie suggerite e per raggiungere i risultati desiderati in termini di visibilità e posizionamento.

Le sue funzionalità avanzate permettono di effettuare un’analisi dettagliata del proprio sito e di quelli dei concorrenti, approfondire l’autorevolezza dei domini, di verificare il profilo backlink, di comprendere l’intento di ricerca degli utenti e di identificare un set di keyword correlate che possono ampliare la portata dei contenuti.

In particolare, SEOZoom è l’unico strumento che identifica l’intero “search intent” su qualsiasi argomento e trova tutte le parole chiave e le relazioni per supportare la scrittura del contenuto perfetto nel modo che piace a Google, così da soddisfare ogni esigenza dell’utente e coprire l’intero traffico relativo all’argomento, non solo quello legato alla singola parola chiave.

Seguendo queste indicazioni, è possibile aumentare l’autorevolezza percepita di un sito web e migliorare il suo posizionamento nei risultati di ricerca, uscendo così dal ciclo di visibilità limitata e guadagnando una posizione più stabile su Google.

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