Domani, mercoledì 5 giugno è la Giornata mondiale dell’Ambiente, sarà il 52° anniversario di un momento dell’agenda mondiale che punta l’attenzione sui temi più rilevanti per il futuro della Terra.
L’appello globale 2024 della Giornata Mondiale dell’Ambiente è legato alle variazioni climatiche e si concentra sul ripristino del territorio, sulla desertificazione e sulla resilienza alla siccità per ricordarci che noi siamo “La nostra terra. Il nostro futuro. Siamo #GenerationRestoration”.
Le emissioni CO2 sono fortemente legate allo spreco alimentare: un’equazione confermata dai dati dell’Osservatorio Waste Watcher International che, in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente, diffonde oggi la campagna Spreco Zero, insieme al DISTAL – Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna. A fronte del peso settimanale medio di cibo sprecato – 566,3 g pro capite secondo il Rapporto Waste Watcher “Il caso Italia” su monitoraggio Ipsos diffuso nei mesi scorsi – vale ben 2,51 Kg la CO2 equivalente prodotta. Un calcolo che, per lo spreco annuale pro capite di 30 Kg circa ci porta alla quantità di ben 130,52 Kg di CO2 equivalente, ovvero la stessa emissione che produce un’auto di media cilindrata per percorrere un tratto di strada di 1100 Km: per esempio da Milano a Santa Maria di Leuca. Lo spreco domestico italiano produce quindi ogni anno ben 7,8 milioni di tonnellate CO2 equivalente, ovvero circa il 2% delle emissioni nazionali. Alla luce del (datato) protocollo di Kyoto, che prevedeva la riduzione del 3% delle emissioni nazionali, risulta evidente che diminuendo lo spreco alimentare – o magai azzerandolo – saremmo già a buon punto in questa direzione.
I dati dell’Osservatorio Waste Watcher nella Giornata Mondiale dell’Ambiente 2024
Come la prevenzione degli sprechi alimentari può aiutare l’ambiente e migliorare il nostro futuro sulla Terra.
Desertificazione significa anche e innanzitutto un drastico calo nella disponibilità annua di risorsa idrica: in Italia il minimo storico si è toccato finora nel 2022, con valori di temperature sopra la media che hanno aumentato la quota di evapotraspirazione e con la grave e persistente siccità che interessa molte aree del Paese. Il 2022 è stato il sesto anno più siccitoso in Italia dal 1952 per la percentuale di territorio nazionale coinvolto. Il rapporto “Il caso Italia” dell’Osservatorio Waste Watcher International di Last Minute Market/Spreco Zero, su monitoraggio Ipsos/Università di Bologna, ci ricorda che sprechiamo pro capite 2,447 kg ogni mese (circa 30 kg di cibo all’anno), al costo di 290 € annui a famiglia, quindi oltre 7 miliardi e mezzo a livello nazionale per il cibo gettato nelle case (1 punto PIL) e 13,5 miliardi nell’impatto sull’intera filiera agroalimentare italiana. L’impronta idrica del solo spreco alimentare domestico in Italia incide per 151,469 miliardi di litri d’acqua, una rappresentazione in bottiglie d’acqua da mezzo litro – proprio come proposto nell’app Sprecometro – metterebbe in fila ben 302,938 miliardi di bottiglie, che equivalgono a oltre 4 volte il giro del nostro pianeta.
Nella Giornata mondiale dell’Ambiente, impossibile non considerare che il 10% delle emissioni di gas serra a livello globale può essere attribuito agli sprechi alimentari: e anche su questo piano l’Osservatorio Waste Watcher International ha sentito la voce dei cittadini: più di 7 intervistati su 10 (il 74%) è consapevole dell’impatto che il cibo ha sull’ambiente e ne tiene conto per le sue scelte di acquisto. Sei intervistati su 10 (60%) ritengono che gli allevamenti intensivi possano avere un impatto rilevante sull’ambiente, per questo cercano di “privilegiare prodotti di derivazione vegetale”, da inserire nella propria dieta. E ben 8 cittadini su 10 (l’82%) ritengono che si possa contribuire al contrasto dello spreco alimentare facendo conoscere ai cittadini i danni che questo spreco produce sull’ambiente, l’88% dei cittadini chiede di puntare sull’educazione alimentare nelle scuole. Una consapevolezza che si riverbera nelle abitudini di acquisto: aumentano del 31% i consumatori che dichiarano di orientarsi sempre più spesso verso l’acquisto di legumi e altri derivati vegetali al posto della carne e dei derivati animali e aumenta del 28% l’attenzione dei consumatori alla sostenibilità del cibo che si acquista ogni giorno.