Mangiare sano fa bene alla salute e all’ambiente, la dieta mediterranea è garanzia a 360 gradi per la Nutrizione Umana e per il Pianeta. È su questi cardini che l’Università Cattolica, campus di Piacenza, ha avuto l’onore di ospitare il Congresso della Società Italiana di Nutrizione Umana, occasione unica per fare il punto su argomenti di attualità affidati ad illustri esperti dell’ateneo, dal professore Lorenzo Morelli, Direttore Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari per una filiera agro-alimentare sostenibile dell’Università Cattolica a Francesco Landi, professore ordinario di Medicina Interna-Università Cattolica campus di Roma che si è concentrato sul ruolo dello stile di vita e della dieta nell’“Invecchiamento in salute”.
Tanti gli esperti della Cattolica che sono intervenuti presentando i loro progetti di ricerca all’avanguardia: Guendalina Graffigna è Professore Ordinario di Psicologia dei Consumi e della Salute presso l’Università Cattolica di Piacenza e Cremona Direttore del Centro di Ricerca EngageMinds HUB – Consumer, Food & Health Engagement Research Center oltre che direttore del Master Universitario di II Livello in Patient Advocacy Management della Università Cattolica; Francesco Pagnini, Professore Ordinario di Psicologia Clinica, Dipartimento di Psicologia Facoltà di Psicologia, Università Cattolica, Francesca Grosso, Dipartimento di Psicologia di Milano.
Tra i tanti, è in corso di avviamento il progetto “4-SEASOMed” – Discovering the role of Seasonal Dietary Choice on Mediterranean Diet Adherence and the effect on gut microbiota, uno studio destinato a durare due anni e a coinvolgere circa 500 italiani che verranno monitorati ogni tre mesi e interrogati sulla loro alimentazione.
4SeasoMed è coordinato da Margherita Dall’Asta, ricercatrice di Nutrizione Umana presso il Dipartimento di Scienze Scienze Animali, della Nutrizione e degli Alimenti – DiANA – Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali (Preside il professor Marco Trevisan) dell’Università Cattolica, campus di Piacenza e svolto in collaborazione con l’Università di Parma, l’Università di Catania e l’IRCCS Neuromed di Pozzilli.
Uno degli aspetti chiave della dieta mediterranea, spiega la professoressa Dall’Asta, parte del Comitato promotore locale del congresso insieme a Filippo Rossi, è proprio la stagionalità dell’alimentazione, con il consumo di alimenti che variano di stagione in stagione, garantendo potenzialmente vantaggi sia in termini di sostenibilità ambientale, sia in termini di qualità della dieta. Frutta e verdura, ad esempio, cambiano di stagione in stagione e con loro cambiano i polifenoli e altri nutrienti che assumiamo consumandole. Ad oggi mancano studi che facciano riferimento proprio a questo tema chiave della dieta mediterranea, la stagionalità, a livello di popolazione italiana. Di qui l’idea di dar vita a 4-SEASOMed, spiega l’esperta.
IL PROGETTO
Il progetto si articola come studio osservazionale multicentrico della durata di nove mesi che sarà condotto in tre regioni italiane (Emilia-Romagna, Molise e Sicilia). I ricercatori arruoleranno un totale di 500 individui il cui consumo di frutta e verdura “di stagione” sarà valutato nel corso di incontri trimestrali; saranno valutati anche la fedeltà (aderenza) alla dieta mediterranea, altre abitudini alimentari/di stile di vita. Inoltre, i partecipanti saranno sottoposti ad analisi delle urine per stimare di stagione in stagione i livelli di polifenoli assunti con la dieta.
Inoltre, un sottogruppo di 125 soggetti sarà sottoposto ad analisi della composizione del microbiota intestinale e dei metaboliti fecali legati alla dieta. L’analisi delle urine e delle feci hanno l’obiettivo di studiare l’impatto dell’aderenza a una dieta stagionale sulla stabilità del fenotipo metabolico (metabotipi) individuale, spiega Dall’Asta.
“Alla fine del progetto avremo un quadro più chiaro se e di quanto la stagionalità di certi alimenti possa influire sulla nostra dieta e potremo anche capire quanto la dieta è sostenibile, partendo dal presupposto che chi sceglie alimenti di stagione potrebbe impattare meno sull’ambiente”, conclude Dall’Asta.