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Sab. Dic 21st, 2024
Da sx G Pierini presidente Assobibe, A. Ghisleri, direttrice Euromedia Research, e D. Dabiankov, Direttore generale Assobibe

Quasi un italiano su due (il 46%) ha nelle bevande analcoliche un comfort drink che ricerca quando ha bisogno di sentirsi appagato, di concedersi una coccola o momento di relax o semplicemente di “staccare” per qualche minuto dagli impegni quotidiani, senza “sensi di colpa” né bisogno di misure restrittive per controllare il consumo.

È quanto emerge dalla ricerca “Bevande analcoliche come Comfort Food: il valore, il significato e le emozioni”, effettuata da Euromedia Research per Assobibe, associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, che restituisce un’idea chiara del ruolo che questi prodotti hanno nella vita degli italiani: per il 61,8% concedersi un momento per sé in compagnia della bevanda analcolica preferita è importante proprio per la sensazione di relax e appagamento che riesce a generare. Per oltre 7 italiani su 10 sono associate a momenti di socialità e convivialità (rispettivamente per il 73% e il 74%) e facilitano momenti di confronto e relazione (56,5%).

“In una quotidianità complicata, in cui ognuno cerca di seguire i propri impegni, sapersi ritagliare un attimo di relax per staccare da tutto e da tutti rappresenta un momento cruciale per ognuno. Gli italiani hanno voglia e ritengono importante saper concedersi una coccola, un momento da dedicare a sé stessi – spiega Alessandra Ghisleri, Direttrice di Euromedia Research, presentando i dati della ricerca condotta per ASSOBIBE -. Le bevande analcoliche si inseriscono in questo contesto individuale e rappresentano una parte fondamentale di questa coccola. Un momento personale o in condivisione che genera piacere e appagamento e dove la complementarietà tra bevande analcoliche, l’attimo, il bicchiere, lo stato d’animo e tutto il contesto rappresenta il fattore “C” o fattore comfort. Non esiste quindi solo una questione di gusto e sapori, ma emerge un mondo di sensazioni che racchiudono un importante valore edonistico a cui si giunge attraverso un “rituale” a cui, una volta acquisito, non si vuole rinunciare”.

Non a caso, il 7,5% del campione le consuma durante l’aperitivo, di questi il 16,5% sono giovani di età compresa tra 18 e 30 anni, per i quali la possibilità di godere di un momento di piacere “analcolico” rappresenta un plus, perché possono essere consumate in qualsiasi momento. Fa riflettere un dato: per il 40,4% degli italiani l’alternativa al proprio comfort drink sarebbe un prodotto alcolico.

“Lo studio di Euromedia Research evidenzia che per il 61,8% degli intervistati è importante vivere un momento tutto per sé gustando un soft drink: siamo di fronte, dunque, a una consuetudine che fa parte della nostra tradizione, anche se i consumi sono molto calati negli ultimi anni – sottolinea Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia –. Se si chiede poi alle persone cosa rappresentino per loro le bibite analcoliche, le risposte evocano suggestioni come “festa”, “socialità”, “ricordi”. Bere bibite analcoliche diventa quindi un’esperienza che, oltre a coinvolgere i sensi, abbraccia le nostre emozioni più profonde. Ed è proprio questo il “segreto” del loro successo insieme al fatto che la possibilità di scegliere tra con e senza zucchero permette di concedersi un momento di piacere anche privo di impatto calorico”.

Per la maggioranza degli intervistati (57%) le bevande analcoliche possono essere consumate scegliendo tra le varianti più adatte al proprio stile di vita, grazie alla varietà di proposte “zero” (zucchero, caffeina, ecc.) che il mercato offre, permettendo così di non rinunciare del tutto a momenti di relax e condivisione. Di questo parere sono soprattutto i giovani di età compresa tra 18 e 30 anni (69%).

Per queste caratteristiche che le contraddistinguono, la maggior parte degli italiani non considera il consumo moderato di bevande analcoliche un rischio per la salute, e il 56,7% degli intervistati, che diventa 60% per la generazione Z, 18-30anni, non ritiene necessarie tassazioni o restrizioni per limitare il consumo di bevande analcoliche. E una percentuale ancora maggiore, superiore al 58%, è convinta che l’introduzione di una Sugar tax sulle sole bevande analcoliche non rappresenti un modo efficace per modificare le scelte di consumo e non ne condivide l’applicazione.

«Quest’ultimo dato è di un’importanza cruciale per il settore – prosegue il presidente Pierini –, perché riguarda buona parte degli stessi consumatori delle bibite analcoliche: la grande maggioranza degli intervistati ritiene dunque che imporre un prezzo maggiore per questi prodotti, a causa della Sugar Tax, sul lungo periodo non avrebbe effetti sulle scelte di acquisto. Ergo, con questa nuova tassa l’unico a guadagnare davvero sarebbe lo Stato, incrementando i suoi introiti».

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