La “terapia dello stile di vita”, che comprende consulenza nutrizionale e attività fisica, è efficace quanto la psicoterapia tradizionale per ridurre la depressione non grave. A confermarlo è un nuovo studio dei ricercatori del Food and Mood Centre della Deakin Univerisy, pubblicato sul Lancet, che hanno affermato come dietologie e fisiologi esperti in esercizio fisico possono fare la differenza. E’ quanto riporta Adnkronos.
Se formati e reinseriti nel personale addetto alla salute mentale, secondo gli studiosi, possono contribuire ad alleviare la carenza di personale nel settore della psicoterapia. I ricercatori hanno diviso in modo casuale 182 persone con depressione lieve o moderata in due gruppi. Il primo gruppo si è sottoposto a terapia di “stile di vita”, l’altro a terapia cognitivo-comportamentale. La somministrazione della terapia avveniva online, in quanto lo studio è stato condotto nel periodo pandemico.
Ogni sessione di terapia di stile di vita è stata tenuta da un dietologo e da un fisiologo dell’esercizio. Gli esperti hanno dato ai partecipanti consigli su come muoversi di più ogni giorno e migliorare l’assunzione di cibo in linea con una dieta mediterranea modificata in base alle esigenze dei singoli pazienti.
L’altro gruppo, invece, ha ricevuto la terapia cognitivo comportamentale (CBT), considerata la migliore nell’assistenza sanitaria mentale. Erogata da due psicologi, la terapia includeva l’insieme di metodi canonici per gestire pensieri e comportamenti non utili alla salute mentale dei partecipanti. La professoressa Adrienne O’Neil, autrice dello studio, ha affermato che “tutto ciò che riguarda le due terapie era compatibile in termini di frequenza, durata, contesto e dimensioni del gruppo”. L’unica cosa che differiva era il fatto che i terapeuti provenivano da contesti disciplinari diversi e, naturalmente, il contenuto delle sessioni di terapia si svolgeva in modo congruo alle competenze dei terapeuti.
“Al termine delle otto settimane, i partecipanti al gruppo di terapia dello stile di vita alternativo hanno riscontrato una riduzione del 42% dei sintomi depressivi, rispetto al 37% registrato tra i partecipanti alla psicoterapia. Il rapporto includeva anche un’analisi dei costi che mostrava che il programma di stile di vita era leggermente più economico da gestire a causa della differenza nella tariffa oraria dei dietologi e dei personal trainer rispetto agli psicologi”, ha aggiunto la professoressa.
O’Neil ha, inoltre, affermato che questo studio dimostra per la prima volta il tasso di successo tra la terapia nutrizionale integrata con l’esercizio fisico e rispetto alla terapia cognitivo-comportamentale. Si parla del primo studio su larga scala a suggerire che il consumo di cibi e bevande ultra-processati, in particolare quelli contenenti dolcificanti artificiali, potrebbe aumentare l’incidenza della depressione.
Lo studio ha dimostrato che la salute mentale, se la depressione è lieve o moderata, può essere tenuta sotto controllo o ridotta con terapie non convenzionali. Ma poiché la ricerca è stata condotta su un campione a prevalenza femminile e durante il periodo pandemico, “vorremmo vedere questi risultati replicati quando i partecipanti non erano sottoposti a lockdown o restrizioni correlate”, ha detto Scarlett Smout, ricercatrice associata presso il Matilda Centre for Research in Mental Health and Substance Use dell’Università di Sydney, al Guardian.
Importante, ha sottolineato la dottoressa, è non fare ampie estrapolazioni come “cambiare la propria alimentazione senza il parere di un esperto è utile quanto consultare uno psicologo”, perché il rischio sarebbe l’autogestione della propria salute mentale.