Prezzo del caffè verso i 2 euro a tazzina. Assoutenti: “Aumenti del 15% in tre anni”
Una tazzina di caffè al bar, tanto amato dagli italiani, potrebbe arrivare a costare anche 2 euro in breve tempo.
“Negli ultimi 3 anni il prezzo di una tazzina di caffè è aumentato del 15 per cento. Oggi in media un caffè al bar costa 1.50 euro e si stima possa arrivare a toccare i 2 euro nei prossimi mesi a causa del prezzo della materia prima, il caffè verde, che è interessato da una elevata volatilità e da un trend rialzista senza precedenti”, ha detto Cristina Scocchia, a.d. di illycaffè, a margine del Meeting di Rimini.
Tra le cause c’è anche il cambiamento climatico.
Assoutenti: “Aumenti del 15% in tre anni”
L’associazione dei consumatori, commentando l’allarme lanciato dai produttori, stima per la varietà robusta un incremento del 68% rispetto all’agosto 2023. E in Italia, dove il solo espresso bevuto al bar genera un giro d’affari di 7 miliardi di euro all’anno, il costo è cresciuto del 15% dal 2021, con picchi in particolare in alcune città.
Il presidente di Assoutenti Gabriele Melluso commenta: “Qualsiasi incremento dei listini aggraverebbe la spesa di un rito quotidiano per milioni di cittadini e metterebbe a rischio buone usanze come quella del caffè sospeso a Napoli”
FIPE-Confcommercio: aumenti al di sotto dell’inflazione
“Condividiamo le preoccupazioni che riguardano un probabile ulteriore forte aumento della tazzina del caffè al bar, aumento finora contenuto dalla responsabilità dei Pubblici Esercizi italiani che stanno assorbendo i fortissimi aumenti delle miscele causati dagli incrementi dei prezzi all’origine. La crisi climatica che ha devastato i raccolti nei Paesi produttori, Vietnam in particolare, le tensioni geopolitiche che stanno cambiando le tradizionali rotte alle forniture, l’esplosione dei noli marittimi, sono le cause principali che stanno determinando i rialzi dei prezzi all’origine alle borse merci di Londra e New York, con l’Arabica che ha avuto in un anno incrementi superiori al 60% e la Robusta di oltre il 90%. In queste condizioni gli aumenti diventano inevitabili, nonostante le attenzioni, la responsabilità e l’interesse dei Pubblici Esercizi di proteggere i consumi della tazzina di caffè, simbolo anche della identità e dei valori della socialità italiana”. Questo il commento di Lino Enrico Stoppani, Presidente di FIPE-Confcommercio in merito al tema dell’aumento dei prezzi del caffè, che negli ultimi giorni è stato portato all’attenzione dagli organi di stampa attraverso stime a volte inesatte e distanti dalla realtà.
A questo proposito, FIPE rileva che a fronte di un tasso di inflazione del +16% tra luglio 2021 e luglio 2024, i prezzi nei bar sono cresciuti del 13%. Anche sulla tazzina di espresso gli aumenti sono al di sotto dell’inflazione, continuando a mantenerne il prezzo tra i più bassi d’Europa.
FIPE specifica inoltre che i dati ufficiali su cui si basano le analisi della Federazione mostrano aumenti a livello di singole città considerevolmente più contenuti rispetto ad alcune stime comunicate alla stampa: l’aumento registrato, per esempio, a Bolzano, infatti, è pari al 6% sul 2022 (12% sul 2021), mentre a Pescara è del 13%.
Da ultimo, si segnala che negli ultimi 10 anni il numero delle imprese che svolgono attività esclusivamente di bar è diminuito di oltre 22mila unità.
Aduc: le storie e la realtà
Spesso il costo della tazzina di caffè viene utilizzato per calmierare l’andamento dei prezzi e, di conseguenza, associazioni di commercianti ne fanno mostra per dimostrare come i propri associati siano responsabili, di lunghe vedute e consapevoli. Una sorta di funzione civica ed economica, visto che il costo della materia prima, il caffè, è molto ballerino e di recente è anche schizzato molto in alto. E’ quanto scrive una nota Aduc-Associazione Diritti Utenti e Consumatori, che prosegue:
Queste sono le valutazioni che poi il legislatore considera. visto che le cosiddette parti sociali sono tra gli interlocutori privilegiati prima di prendere una qualunque decisione.
Il fatto è che, per quello di cui stiamo parlando, non c’è da prendere nessuna decisione, così come non c’è da elogiare baristi e ristoratori che grazie al loro sacrificio economico riescono a mantenere la vita a livelli accettabili.
Nessuna norma impone un tetto massimo di vendita alla tazzina di caffè (e se ci fosse dovremmo chiederci dove siamo finiti…), tant’è che si trova da 1 fino a 3 euro (al banco), dipende da dove si va e dalle scelte dell’esercente (prezzo civetta e/o tipo di clientela).