Gli ultimi anni hanno portato radicali cambiamenti nella quotidianità degli italiani. Ambienti di lavoro più dinamici in seguito alla sempre più diffusa adozione di smart e remote working, un incremento nella fruizione di diverse forme di intrattenimento (spettacoli teatrali, eventi sportivi, concerti, cinema, discoteca) e anche nelle abitudini alimentari.
Con la pandemia da Covid le app per il food delivery sono diventate capillari, passando dai grandi centri urbani fino ai paesini di provincia.
Secondo i dati raccolti da YouGov, il 21% degli italiani utilizza i servizi di delivery mensilmente. A farne il maggior uso sono i giovani di età compresa tra 18 e 34 anni (29%), soprattutto nel weekend, momento in cui questi servizi vengono usati da quasi la metà degli italiani, specialmente nel Sud Italia (56% vs 48% del totale popolazione). La fascia 35-54 è invece quella che preferisce affidarsi a questo servizio durante l’orario di lavoro. C’è chi ordina una pizza, alimento preferito dal 70% di chi ordina, fast food, ma anche sushi e poké; ma recentemente quelle che oramai sono diventate abitudini sono mutate: dal kebab o hamburger si è passati a qualcosa di più elaborato e sano, il pasto pronto. Adocchiato in passato con pregiudizio perché sinonimo di scarsa qualità, la situazione ora è differente.
Sono sempre più gli italiani che si affidano al pasto pronto, il 39% dei lavoratori full time secondo Federconsumatori. Un trend dettato anche dai rincari verificatisi nei vari ristoranti, bar e mense che offrivano pausa pranzo ai lavoratori. Un pasto composto da un primo, acqua, un dolce e caffè può infatti arrivare a costare quasi 15 euro al giorno (14,89 euro) – l’8% in più rispetto al periodo pre pandemia – per un totale che sfiora i 300 euro al mese, difficilmente sostenibile per il lavoratore medio.
Una tendenza in crescita anche come rilevato da Nutribees, leader nel settore della consegna dei pasti pronti, che ha registrato nel 2024 una media di incremento dei ricavi del 50% nei soli primi due trimestri dell’anno. Non solo, a crescere è stato anche lo scontrino medio che ha fatto registrare un aumento del 17,1%; così come il numero di prodotti acquistati che ha fatto segnare un +39,2%”. Una società nata nel 2017 che in pochi anni ha rivoluzionato il mercato proponendo non cibo spazzatura, ma piatti preparati seguendo l’idea del piatto unico bilanciato: carboidrati, proteine (animali o vegetali), verdura e frutta di stagione. Sono numeri importanti, raggiunti soprattutto ascoltando le necessità del cliente, le più importanti sicuramente varietà di scelta e sostenibilità.
“In controtendenza rispetto ad altri player di settore abbiamo aumentato nel 2024 le nostre quote di mercato e il fatturato sfruttando il nuovo posizionamento che ci vede come ‘supermercato online’ di piatti pronti di eccellenza”afferma all’Adnkronos Pietro Ripanti, Chief marketing officer Nutribees. Una strategia che ha ripagato gli sforzi fatti: ora la società consegna annualmente più di 500mila pasti pronti.
E quello delle consegne a domicilio di pasti preconfezionati è un mercato che non intende rallentare: “Nel 2025 prevediamo di continuare a crescere in doppia cifra e di internazionalizzare il business portando la nostra eccellenza gastronomica anche fuori dalla penisola, andando a consolidare sempre di più il nostro ruolo di leader di mercato” conclude Ripanti.