Breaking
Sab. Nov 23rd, 2024

La Dieta Mediterranea celebra i 14 anni dal riconoscimento come patrimonio culturale dell’UNESCO. Considerata non solo come un elenco di alimenti o un piano nutrizionale, la Dieta Mediterranea rappresenta uno stile di vita completo.

Il riconoscimento UNESCO della Dieta Mediterranea come patrimonio culturale

Come evidenziato dall’UNESCO nel 2010, essa racchiude competenze, conoscenze e rituali legati alla coltivazione, raccolta, pesca, allevamento, conservazione e consumo del cibo, con particolare attenzione alla condivisione. Inoltre, incarna la cultura dell’ospitalità e il rispetto per il territorio, promuovendo la biodiversità e conferendo un forte senso d’identità alle comunità mediterranee. In Italia, il Cilento è il simbolo di questa tradizione, dove Ancel Keys, negli anni ’60, condusse i suoi studi sulla salute legata al mangiare sano. Questo stile di vita promuove il rispetto per l’ambiente e per la salute umana.

WWI_Dieta-Mediterranea_Report_def_compressed

La Dieta Mediterranea oggi: una tradizione in difficoltà

A distanza di quattordici anni dal riconoscimento UNESCO, la Dieta Mediterranea sembra faticare a trovare seguito, soprattutto tra i giovani italiani. L’indagine dell’Osservatorio Waste Watcher International, intitolata “La Dieta Mediterranea in Italia: un’eredità di cui riappropriarsi”, rileva che solo il 23% dei giovani tra i 18 e i 24 anni segue questo modello alimentare. Inoltre, la maggior parte dei giovani intervistati identifica erroneamente la Dieta Mediterranea come una dieta con alto consumo di carne, pesce e latticini e pochi carboidrati. Al contrario, nelle fasce d’età più avanzate, come quella tra i 55 e i 64 anni, il 77% delle persone identifica correttamente la Dieta Mediterranea come uno stile di vita basato su un’alimentazione equilibrata e rispettosa della stagionalità e biodiversità.

Una conoscenza che incentiva l’adozione della Dieta Mediterranea

La ricerca mostra che il 72% degli intervistati possiede una comprensione adeguata della Dieta Mediterranea, ma essa viene praticata principalmente dagli anziani: l’85% degli over 65 dichiara di seguirla, con il 71% che afferma di adottarla “sempre” o “spesso”. Tuttavia, una parte significativa della popolazione la interpreta a modo proprio, come “uno stile mediterraneo con pasta e pizza”. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, solo il 5% della popolazione adulta italiana segue rigorosamente la Dieta Mediterranea, mentre l’83,3% ha un’aderenza moderata. Un’informazione corretta sulla dieta sembra incentivare l’adozione di questo modello: tra coloro che la comprendono pienamente, il 75% la segue regolarmente.

Ostacoli alla pratica della Dieta Mediterranea

I principali ostacoli all’adozione della Dieta Mediterranea sono i costi elevati dei cibi freschi (42%) e la mancanza di tempo (27%), problemi che pesano particolarmente sui giovani: per il 50% dei 18-24enni i cibi freschi sono troppo costosi e per il 38% la preparazione richiede troppo tempo. Tuttavia, studi del team Waste Watcher mostrano che un carrello settimanale basato sulla Dieta Mediterranea costa in media 7,28 euro in meno rispetto a un carrello standard italiano. Gli ingredienti freschi e di stagione risultano spesso più economici rispetto ai prodotti elaborati, eppure l’adozione di abitudini alimentari consolidate rimane un ostacolo.

La Dieta Mediterranea come patrimonio da preservare per le generazioni future

Andrea Segrè, economista e fondatore della campagna Spreco Zero, sottolinea l’importanza di preservare la Dieta Mediterranea per garantire un’alimentazione sana e sostenibile, particolarmente nelle fasce socio-economiche meno abbienti. Segrè mette in guardia sui rischi di malattie e disuguaglianze di salute dovuti a diete non bilanciate, citando anche il recente aumento dell’indice di povertà assoluta in Italia. La promozione dello “ius cibi” – il diritto a un’alimentazione sana – implica investimenti per ridurre i costi sanitari associati a malattie correlate a diete poco salutari.

Giovani e Dieta Mediterranea: una divisione generazionale

Luca Falasconi, coordinatore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International, osserva una spaccatura generazionale nella percezione della Dieta Mediterranea. Alcuni giovani hanno perso il valore del cibo e della dieta per la salute e l’ambiente, mentre altri abbracciano pienamente la sostenibilità. Per promuovere la Dieta Mediterranea tra i giovani, è fondamentale fornire informazioni chiare e investire nell’educazione alimentare, valorizzando lo scambio intergenerazionale. Gli anziani, custodi delle tradizioni, possono trasmettere ai giovani l’importanza di un’alimentazione sana e sostenibile.

Dieta Mediterranea 2024: abitudini alimentari e adozione tra le fasce di popolazione

L’indagine dell’Osservatorio rileva che le donne tendono a seguire la Dieta Mediterranea con più costanza rispetto agli uomini, consumando più frutta e verdura. Ad esempio, il 24% delle donne consuma 11-15 porzioni di verdura a settimana, contro il 17% degli uomini. Gli uomini, invece, consumano più carne rossa e alcol. Inoltre, il consumo di frutta e verdura aumenta con l’età: gli over 65 ne consumano porzioni maggiori rispetto ai più giovani. Anche le abitudini alimentari variano a livello geografico e sociale, con il Nord-Ovest e le Isole in evidenza per consumi più elevati di verdura e frutta rispettivamente.

Promuovere la Dieta Mediterranea: misure e sensibilizzazione

Tra le misure più apprezzate per promuovere la Dieta Mediterranea emerge l’educazione alimentare nelle scuole, supportata dal 64% degli intervistati, soprattutto tra gli over 55. I giovani, invece, preferiscono etichette che aiutino a scegliere prodotti salutari e propongono anche una tassa sui cibi non sani. La Dieta Mediterranea si dimostra anche antispreco, con una tendenza alla riduzione degli sprechi domestici per frutta e verdura negli ultimi anni, sebbene lo spreco di pane e verdura sia leggermente aumentato.

Related Post