La porta d’ingresso di un luogo spesso rivela ciò che ci si aspetta di trovare al suo interno. All’aeroporto di Firenze, ad esempio, un panino al salame o simili è proposto tra gli 8 e i 9 euro, mentre se si sceglie una versione vegana, il prezzo sale a quasi 10 euro.
Davvero impressionante! Scrive Aduc che prosegue: per rendere il tutto ancora più emblematico, ci sembra d’obbligo una citazione dantesca dal Canto III dell’Inferno: “Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente… Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”. È proprio il caso di dirlo, in una situazione simile.
È giusto che ognuno sia libero di fissare i propri prezzi, così come i consumatori sono liberi di non acquistare. Tuttavia, all’aeroporto Amerigo Vespucci, quando si ha fame e le farfalle nello stomaco, o si acquista quel panino o si rinuncia… ma non c’è molta scelta (e per fortuna non si deve saltare dalla finestra, visto che in aeroporto non ce ne sono).
Ecco che il panino al salame diventa un esempio emblematico di quanto il consumatore, in quel contesto, sia privato della libertà di scelta. Che si tratti di un bar in un hotel a cinque stelle o di un locale nei tanti “studentati” finti che popolano Firenze, la realtà è la stessa: ti ritrovi con lo stomaco vuoto, mentre stai per partire o hai appena preso un volo low cost a poche decine di euro, che rappresentano il vanto politico e civico di uno scalo versatile e internazionale.
Eppure, conclude ADUC, tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare. Le autorità locali, che solitamente sono pronte a farsi sentire per questioni di decoro, sembrano non avere nulla da dire in merito. Non sono questi prezzi indecorosi?