La quotazione più elevata alle aste del 2024 è stata ottenuta dal Barolo Monfortino della vendemmia 1978. il secondo è l’intramontabile Sassicaia 1985.
Secondo Milano Finanza complessivamente le bottiglie in tabella (sotto) hanno perso il 2,7% del loro valore, i magnum il 6,5%, i jeroboam da 3 litri il 27,5%. Per imperiali, formato 13 litri e nabuchodonosor invece non è possibile verificare se i prezzi siano al rialzo o al ribasso perché tutti quelli quotati quest’anno non erano presenti alle aste dell’anno scorso. Le assenze nel 2023, così numerose in tabella (28 su 84), hanno un significato in controtendenza: testimoniano che una su tre delle bottiglie comparse alle aste del 2024 non c’erano l’anno scorso perché i loro possessori, proprio in quanto preoccupati dalla situazione economica internazionale, avevano preferito tenersele in cantina. Attualmente questi possessori sembrano insomma un po’ meno pessimisti. Speriamo abbiano ragione. Nel frattempo è possibile tentare un bilancio dei risultati.
Vincitore assoluto senz’ombra di dubbio è il Barolo Monfortino, presente al vertice con 22 bottiglie, 9 magnum, 5 jeroboam da 3 litri e 2 formato 13 litri (formato che la Giacomo Conterno è stata l’unica a utilizzare). E dal momento che di bottiglie di Barolo e Barbaresco firmati Bruno Giacosa se ne sono classificate 14, è il Piemonte che quest’anno ha vinto la tradizionale competizione con la Toscana. Quest’ultima ha infatti piazzato in classifica, oltre al classico Sassicaia 1985, una bottiglia di Brunello Biondi Santi e 5 (più un magnum) di Brunello del compianto Gianfranco Soldera, a cui vanno aggiunte tre bottiglie ma anche un magnum, quattro jeroboam da tre litri, 3 imperiali e un nabuchodonosor di Masseto.