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Mer. Mar 19th, 2025

In occasione della manifestazione “Fa’ la cosa giusta” a Milano, Bioland Südtirol ha presentato un’analisi dettagliata del mercato biologico in Italia. Lo studio ha evidenziato le dinamiche attuali del settore, segnato da un apparente paradosso: da un lato, le politiche e le strategie messe in atto per incentivare la crescita del biologico; dall’altro, le difficoltà incontrate dagli operatori nel ricevere un supporto adeguato alla sostenibilità economica delle loro attività.

Un riconoscimento per il bio italiano

Se da una parte le superfici destinate al biologico stanno aumentando grazie a finanziamenti, bandi e risorse del nuovo Piano Strategico della PAC, dall’altra i produttori manifestano sempre più la necessità di un’integrazione efficace tra incentivi e strategie di mercato. La distanza tra le misure adottate e le reali esigenze degli operatori rischia di compromettere l’intero settore, generando disorientamento tra coloro che hanno investito nel sistema di certificazione biologica.

Un marchio per il biologico 100% italiano

Tra le iniziative più rilevanti per rafforzare il comparto, spicca la proposta di realizzare un marchio biologico nazionale che certifichi i prodotti ottenuti con metodo biologico e, allo stesso tempo, realizzati con materie prime coltivate o allevate in Italia. Questa misura, già prevista nel Piano di Azione per il Biologico e nella Legge nazionale del 9 marzo 2022, rappresenta un’opportunità concreta per garantire una maggiore valorizzazione delle produzioni italiane.

Il nuovo marchio, il cui logo è stato recentemente selezionato tramite un concorso di idee bandito dal Ministero, sarà richiedibile su base volontaria e gestito attraverso un decreto ministeriale che ne stabilirà condizioni e modalità di utilizzo. Verrà apposto sui prodotti in aggiunta al marchio biologico europeo, con l’obiettivo di rafforzare la competitività dei prodotti italiani, aumentandone la riconoscibilità e offrendo ai consumatori una garanzia ulteriore sulla provenienza delle materie prime.

La necessità di un cambio di prospettiva

Uno degli aspetti fondamentali per il rilancio del biologico italiano è il rafforzamento della fiducia nel sistema di certificazione. Attualmente, il settore italiano si distingue per l’elevata qualità dei controlli e la ridotta incidenza di irregolarità, ma molti operatori lamentano una rigidità normativa eccessiva rispetto ad altri Paesi europei, che rischia di mettere a repentaglio la competitività delle imprese italiane.

“Ritengo che uno dei temi su cui occorra lavorare ancora in modo più capillare e decisivo sia quello della tenuta del comparto, soprattutto in termini di fiducia, per evitare la ormai costante fuoriuscita dalla logica di certificazione da parte degli operatori e poi anche per mantenere delle condizioni di concorrenza equa rispetto agli altri Stati Membri, dove il sistema non è così rigido e repressivo” ha spiegato Silvia Piconcelli, Responsabile territorio, agricoltura biologica e risorse boschive presso Confagricoltura.

Il ruolo della promozione e della comunicazione

Accanto alla necessità di rafforzare la fiducia nel sistema, emerge con urgenza l’importanza di un piano di comunicazione efficace per sensibilizzare i consumatori sui vantaggi del biologico italiano. I dati di mercato evidenziano un aumento del valore delle vendite, ma questo è principalmente trainato dall’inflazione e non da una crescita strutturale della domanda. Senza un’adeguata strategia di promozione, il rischio è che l’interesse verso i prodotti biologici non si traduca in un effettivo incremento dei consumi.

Per garantire una maggiore stabilità al settore, occorrono misure di investimento strutturali, che vadano oltre il semplice sostegno alla superficie coltivata e che includano politiche di mercato dedicate. Un rafforzamento delle piattaforme logistiche e una maggiore apertura ai mercati esteri potrebbero contribuire a garantire una crescita sostenibile nel lungo periodo.

“In quest’ambito ben venga la bozza di decreto sulle OP BIO e sulle rispettive associazioni di OP, valutando però anche l’opportunità di un riconoscimento di OP multiprodotto, per riuscire a valorizzare anche filiere trasversali e panieri di prodotti diversi, perché è proprio tramite le aggregazioni di produttori che si potranno creare filiere più eque e remunerative, anche nell’ottica di ridurre i costi attraverso economie di scala e processi innovativi che siano in grado di sopperire all’instabilità climatica e dell’approvvigionamento energetico” ha concluso Silvia Piconcelli.

Il biologico come motore delle aree interne

Un ulteriore segnale positivo per il comparto è rappresentato dall’aumento delle superfici a pascolo destinate al biologico, un fenomeno che si discosta nettamente dal trend negativo registrato per i pascoli convenzionali. Questo dato dimostra come l’agricoltura biologica possa svolgere un ruolo chiave nella valorizzazione delle aree interne, contribuendo alla sostenibilità economica e sociale di territori spesso marginalizzati.

Proprio su queste realtà si potrebbero sviluppare strategie di maggiore caratterizzazione, come marchi territoriali o certificazioni d’origine, che rafforzino il legame tra prodotto e territorio. Un esempio è il “biologico di montagna”, che rappresenta un’opportunità per dare maggiore visibilità ai prodotti provenienti dalle zone interne e favorire la permanenza delle comunità locali attraverso un’agricoltura sostenibile e di qualità.

Il futuro del biologico italiano passa dunque attraverso un mix di innovazione, aggregazione e strategie di promozione mirate. L’adozione di un marchio biologico nazionale rappresenta un passo fondamentale in questa direzione, con l’obiettivo di garantire maggiore competitività ai produttori e offrire ai consumatori una chiara garanzia sulla provenienza e la qualità dei prodotti biologici italiani.

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