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Lun. Mar 24th, 2025
Ettore PrandiniEttore Prandini

Le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sui pericoli del protezionismo arrivano in un momento cruciale per il settore agroalimentare italiano. Il fenomeno dell’italian sounding, che ha già superato i 120 miliardi di euro di valore, potrebbe espandersi ulteriormente con la guerra dei dazi. A lanciare l’allarme è Coldiretti, che evidenzia come questa situazione rischi di penalizzare l’export dei prodotti autentici italiani e favorire la diffusione di imitazioni, mettendo in crisi intere filiere produttive.

Il rischio dell’italian sounding con i nuovi dazi

Durante il Forum della Cultura dell’Olio e del Vino, Mattarella ha sottolineato i pericoli delle politiche protezionistiche, un tema che tocca da vicino l’agroalimentare italiano. Il mercato statunitense, in particolare, è tra i più colpiti dalla produzione di falsi prodotti italiani, con un giro d’affari che ha già superato i 40 miliardi di euro. L’introduzione di nuove tariffe doganali rischierebbe di rendere i prodotti autentici meno competitivi, spingendo i consumatori americani a orientarsi verso alternative locali spacciate per italiane.

Un caso emblematico è il mercato dei formaggi: il 90% di quelli di tipo italiano venduti negli Stati Uniti è in realtà prodotto in Wisconsin, California e New York. Dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, fino all’Asiago, al Gorgonzola e alla mozzarella, il mercato americano è invaso da imitazioni. Ma il problema riguarda anche altre categorie di prodotti, come olio d’oliva, salumi, passate di pomodoro e sughi pronti.

I danni economici per le filiere italiane

Se i dazi dovessero colpire l’intero comparto agroalimentare, i danni economici per il Made in Italy sarebbero ingenti. Secondo Coldiretti, le perdite stimate sarebbero di quasi 500 milioni di euro solo per il settore vinicolo, 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta e 120 milioni per i formaggi. Questo comporterebbe un inevitabile calo delle vendite e una forte penalizzazione per le imprese italiane.

Un’analisi di Coldiretti su dati Istat ha già evidenziato l’impatto delle tariffe imposte dagli Stati Uniti durante la prima presidenza Trump. Tra il 2019 e il 2020, le esportazioni agroalimentari italiane hanno subito pesanti perdite: il valore delle esportazioni di frutta è calato del 15%, quello di carni e prodotti ittici lavorati del 28%, mentre formaggi e confetture hanno registrato un -19% e i liquori un -20%. Anche il vino, sebbene inizialmente escluso dai dazi, ha subito una flessione del 6%, dimostrando come l’incertezza commerciale influenzi negativamente il settore.

L’appello di Coldiretti e National Farmers’ Union

Per evitare una guerra commerciale dagli effetti devastanti su entrambe le sponde dell’Atlantico, Coldiretti e la National Farmers’ Union (NFU), le principali organizzazioni agricole di Italia e Stati Uniti, hanno inviato una lettera al presidente americano Donald Trump e alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.

L’appello chiede con urgenza la fine dell’escalation di dazi e contro-dazi, che sta mettendo a rischio la stabilità del settore agricolo, la sicurezza alimentare e la sostenibilità economica. Coldiretti e NFU sottolineano che il prolungarsi di questo conflitto commerciale minaccia il ruolo strategico dell’agricoltura non solo come motore economico, ma anche come pilastro per la tutela ambientale e sociale.

Le due organizzazioni richiamano i rispettivi governi alla responsabilità, invitandoli a interrompere questa spirale di misure protezionistiche e ad avviare un dialogo costruttivo. L’obiettivo è garantire regole eque per il commercio internazionale, proteggere il Made in Italy e scongiurare un danno economico irreversibile per il settore agroalimentare.

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