L’Unione europea rimuoverà il bourbon dalla lista dei dazi ritorsivi contro gli Stati Uniti che sta girando fra le capitali per l’approvazione. Lo si apprende dal Financial Times, che cita un alto funzionario europeo ed evidenzia le “intense pressioni da parte di Francia, Italia e Irlanda”. Lo scopo è quello di proteggere le rispettive industrie di alcolici dall’escalation della guerra commerciale aperta dal presidente Usa Donald Trump, argomento al centro delle discussioni odierne tra i ministri del Commercio Ue.
A marzo Trump aveva minacciato di imporre dazi del 200% su vino e alcolici europei dopo che Bruxelles aveva incluso il bourbon nella lista di prodotti statunitensi da colpire con contro-dazi (con un impatto complessivo stimato di 26 miliardi di euro) come reazione alle tariffe statunitensi del 25% su acciaio e alluminio. Da allora il presidente Usa ha imposto un dazio universale del 10%, un dazio del 20% su quasi tutti i prodotti Ue e uno del 25% sulle automobili europee come parte della sua strategia commerciale.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è detto “moderatamente ottimista” rispetto all’esclusione del bourbon, l’equivalente statunitense del whiskey, dalla lista di prodotti Usa. “Sarebbe controproducente” e “dannoso per le esportazioni del nostro vino”, ha spiegato uscendo dalla riunione del Consiglio Commercio, dove è intervenuto chiedendone la rimozione “in maniera pressante” al commissario Maros Sefcovic.
Tajani ha anche sottolineato che il suo ottomismo derivava dal fatto che quella di escludere il bourbon fosse “una richiesta condivisa” da altri Paesi produttori di vino, Francia in primis . Nelle stesse ore Stéphane Séjourné, attuale commissario Ue all’industria, alleato chiave del presidente francese Emmanuel Macron e già ministro degli Esteri francese, preannunciava “buone notizie” e sotttolineava che “il messaggio sul grave impatto economico per il settore del vino e degli alcolici è stato recepito” parlando a radio France Inter.
Le pressioni dei Paesi produttori di alcolici hanno infastidito il ministro dell’Economia tedesco, l’uscente Robert Habeck; entrando al Consiglio ha posto l’accento sulla necessità di far fronte comune a sostegno della Commissione, che è responsabile della politica commerciale comune. “I mercati stanno già crollando e i danni potrebbero peggiorare. È quindi importante agire con chiarezza, decisione e prudenza, il che significa riconoscere che siamo in una posizione di forza. L’America è in una posizione di debolezza”, ha sostenuto, aggiungendo che “se ogni Paese si muove da solo, qui il problema è il vino rosso, là il whiskey, altrove i pistacchi, non si otterrà nulla”.
L’Ue aveva già colpito il bourbon con un dazio ritorsivo del 25% nel 2018, causando un declino dell’import in Ue del 20%, numero che è schizzato a più 60% dopo la rimozione dei dazi, ricorda il Financial Times. L’Italia esporta vino negli Usa per un valore di circa 1,93 miliardi di euro all’anno, ossia il 24% delle sue esportazioni mondiali. Nel mese di marzo una quota notevole dell’export vinicolo italiano veglio gli Usa si è bloccato per timore rispetto ai dazi.
DAZI, UIV: BENE RICHIESTA TAJANI ESCLUDERE WHISKY DA LISTA CONTRO-DAZI UE
“Uiv accoglie con favore le dichiarazioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani in merito alla richiesta di esclusione del whisky americano nella possibile lista di prodotti Usa soggetti a contro-dazi da parte dell’Ue. Un’istanza, come sostenuto dal ministro e vicepresidente del Consiglio, tesa a salvaguardare l’immediata ritorsione sul vino”. Lo ha detto il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi dopo la videoconferenza del ministro degli Esteri oggi a Vinitaly. Lo scorso 18 marzo Unione italiana vini aveva incontrato il ministro per segnalare i rischi e la pericolosità di avvitarsi in una spirale controproducente che vede gli alcolici europei – compreso il vino – esportare per 8 miliardi di euro a fronte di un import degli stessi prodotti per 1,3 miliardi. Le tariffe aggiuntive sugli spiriti americani erano state inizialmente annunciate dall’Unione Europea e congelate dopo la minaccia di ritorsione con dazi al 200% da parte dell’amministrazione Trump.