La pubblicità degli alcolici è un argomento spinoso in Italia, tant’è che invece di essere vietata è regolamentata con una serie di distinguo che, per esempio, nelle emissioni tv prevede alcune fasce orarie di divieto solo per i superalcolici.
Inizia così una nota di Vincenzo Donvito Maxia, presidente Aduc che prosegue:
La spinosità è dovuta alla potenza economica e di lobby dei produttori, potenza che trova notevole sponda in alcuni ministri che ci ripetono che “bere vino fa buon sangue” o altre dicerie del genere, soprattutto se questo vino è made in Italy.
Di fatto, vino e birra, a parte alcuni programmi o pubblicazioni specifici per i minori, sono pubblicizzati ovunque e sempre.
E’ bene ricordare che la maggior parte delle malattie e degli incidenti stradali (e non solo) sono dovuti al consumo di alcool. Ma questo non viene considerato dal governo in carica che, per esempio, ha diffuso nei giorni scorsi una pubblicità esilarante, stupida e fuori del tempo contro il consumo di cannabis (2), prodotto percentualmente poco utilizzato rispetto all’alcol e che non ha mai ammazzato nessuno di per sé e che molto poco riguarda l’indicentalità stradale.
Sia chiaro, a noi sta bene che si faccia pubblicità contro il consumo di droghe, ma vorremmo che riguardasse sia le legali che le illegali. Così non è. Mentre ci sono associazioni che perorano la legalizzazione della cannabis e che sostanzialmente non hanno nessun potere se non una simbolica presenza culturale, i sostenitori del consumo diffuso delle droghe legali sono invece ovunque e con poteri di condizionamento dei decisori e governanti della politica. Coldiretti è una delle più importanti e presenti.
Mentre ci viene in mente la gazzarra che il governo e non solo hanno fatto perché in Irlanda è stato deciso che sulle bottiglie di vino ci devono essere etichette che avvertono sugli abusi (3), ci chiediamo perché non debba essere fatto altrettanto in Italia e perché non si debba vietare in assoluto le pubblicità di tutti gli alcolici. Domandandoci anche perché il nostro codice della strada debba accettare che si possa condurre un veicolo fino ad un certo tasso alcolemico nel sangue e non invece a zero.
Le risposte – scontate – che potremmo avere sono solo di convenienza politica ed economica. Una convenienza che si afferma con la morte e le malattie di alcuni (tanti) per il vantaggi dei produttori e dei politici che li sostengono.
Forse qualcuno non se ne rende conto, conlude la nota ADUC, ma le nostre leggi stanno ammazzando generazioni di giovani e non solo.