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Dom. Ago 11th, 2024

La crisi climatica accelera il passo anche ad alta quota. Un nuovo campanello d’allarme arriva dal ghiacciaio dei Forni, il secondo più grande d’Italia situato nel cuore del Parco nazionale dello Stelvio, in Lombardia. Da quasi un mese, ossia dalla seconda settimana di luglio ad oggi, con l’arrivo dell’anticiclone africano, il ghiacciaio dei Forni è in fusione giorno e notte con un elevato tasso di fusione che va dai 4 agli 8 cm al giorno di ghiaccio fuso a quota 2650 e 2600 m, con una perdita totale di spessore che nelle aree frontali si avvicina ai 2 metri. A pesare sulla capacità di resistenza del ghiacciaio i forti contrasti meteorologici che hanno segnato questo 2024, con abbandonanti e tardive nevicate arrivate sulle Alpi, elevate temperature estive e temperature notturne, che in particolare sul ghiacciaio dei Forni, dalla seconda settimana di luglio non sono mai andate sotto lo zero. La fronte del ghiacciaio è, inoltre ancor più ricoperta di detrito e black carbon, scura, con riflettività inferiore al 15%. È l’effetto del darkening, scurimento del ghiaccio per effetto delle deposizioni atmosferiche e dei crolli in roccia. Inoltre, i sedimenti raccolti alla fronte del ghiacciaio dei Forni presentano tuttora elevate concentrazioni di piombo, probabilmente dovute alla grande quantità di detriti bellici presenti sul ghiacciaio. L’elevata fusione del ghiacciaio ha riportato alla luce, proprio a luglio, anche un ordigno inesploso risalente alla Prima Guerra Mondiale trovato alla base della stazione meteo UNIMI ESP. Ma oltre agli ordigni bellici e ad altri reperti, c’è da dire che salendo in quota a volte ci si imbatte anche in rifiuti abbandonati di “ieri e oggi”, perlopiù macroplastiche legate a packaging alimentare come è emerso sia dalla giornata di Clean Up in quota realizzata da Carovana dei ghiacciai di Legambiente, nell’ambito di Puliamo il Mondo, in occasione dell’anteprima sul ghiacciaio dei Forni, sia dai monitoraggi dell’Università di Milano fatti ad agosto 2021 e nel 2022.

A fare un punto su tutto ciò è Carovana dei ghiacciai 2024, la campagna internazionale di Legambiente dedicata al monitoraggio dei giganti bianchi – in collaborazione con CIPRA Italia e la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano, con partner sostenitori FRoSTA, Sammontana, FPZ, partner tecnico Ephoto, media partner La Nuova Ecologia e L’Altra Montagna – che ha anticipato quest’anno la partenza della sua campagna, in programma dal 18 agosto al 9 settembre, con un’anteprima speciale proprio sul ghiacciaio dei Forni, nel cuore del Parco dello Stelvio, insieme all’Università degli studi di Milano e nell’ambito di Puliamo il mondo (campagna storica di volontariato ambientale di Legambiente). Doppio obiettivo dell’anteprima, che il 5 agosto ha visto il team di Carovana dei ghiacciai salire in quota insieme ad esperti del mondo scientifico e al comune di Valfurva, è quello di portare in primo piano sia il tema della crisi climatica e l’agonia dei ghiacciai – grazie anche alle indagini fatte da Antonella Senese, ricercatrice UNIMI ESP e componente del Comitato Glaciologico Italiano, da Roberto Ambrosini, professore UNIMI ESP e membro del Comitato Glaciologico Italiano, da Stefano Morosini, docente di UNIBG e storico del PNS e da Claudio Smiraglia del CIG, – sia un focus dedicato ai rifiuti in quota.

Clean up in quota: Nel corso dell’attività di Clean up in quota, effettuata da Carovana dei ghiacciai e dai volontari che hanno partecipato all’iniziativa nell’ambito di Puliamo il Mondo lungo i due sentieri che portano al ghiacciaio dei Forni, sono stati trovati circa 150 rifiuti tra fazzoletti di carta, bottiglie di plastica, macroplastiche relative al packaging alimentare, sigarette, pezzi di attrezzatura tecnica, ma anche alcuni pezzi di ferro. Rifiuti, in sintesi, di ogni genere e tipo. Tra i più trovati i fazzoletti di carta e carta in generale, seguiti da macroplastiche riconducibili al packaging alimentare e sigarette. Salendo più in quota, c’è poi da dire che la fusione dei ghiacciai sta riportando alla luce anche “rifiuti di ieri e tracce del passato” legate ai conflitti mondiali combattuti ad alta quota. Dagli ordigni bellici, come quello ritrovato a luglio, agli oggetti del vivere quotidiano dei militari dell’epoca, come ad esempio il pentolino trovato ieri.

“Con questa anteprima di Carovana dei ghiacciai 2024 pensata nell’ambito di Puliamo il Mondo – dichiarano Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente e Vanda Bonardo, responsabile della campagna Carovana dei ghiacciai di Legambiente e presidente di CIPRA Italia– vogliamo anche sensibilizzare le persone sul tema dell’abbandono dei rifiuti in montagna, una cattiva abitudine che non risparmia neanche le Alpi e gli Appennini e le cime più alte del mondo, gli ottomila. In montagna bisogna camminare senza lasciare tracce alle proprie spalle, mantenendo comportamenti virtuosi, sostenibili e responsabili in ogni contesto, da quello montano a quello urbano, come ribadiamo ogni anno anche con Puliamo il Mondo la nostra campagna di volontariato ambientale coinvolgendo le persone in attività di pulizia. E questa volta partiamo proprio dalla montagna, con un’attività di clean up in quota, senza dimenticare che l’altro grande pericolo è rappresentato dalla crisi climatica che avanza come è emerso dai dati sul ghiacciaio dei Forni, e che racconteremo nell’edizione 2024 di Carovana dei ghiacciai in programma dal 18 agosto al 9 settembre con sei nuove tappe”.

Studio Monitoraggio rifiuti: Oltre all’attività di Clean up in quota, nel corso dell’anteprima di Carovana dei ghiacciai 2024 sono stati anche presentati per la prima volta i monitoraggi sui rifiuti abbandonati realizzati, dall’agosto 2021 e nel 2022, realizzati da Marco Parolini del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano. Sono 289 i rifiuti trovati in quota lungo i sentieri di avvicinamento al ghiacciaio dei Forni e del Cedec e monitorati dall’agosto 2021 e nel 2022. Si tratta perlopiù di macro-plastiche raccolte in otto transetti lungo il percorso di quattro sentieri altamente frequentati da turisti e quattro poco frequentati. Il 27% delle macroplastiche raccolte sono riconducibili al packaging alimentare (come carte di caramelle e di merendine, confezioni di bevande o involucri di barrette energetiche), un 20% a cavi, fascette, pezzi di biciclette e pezzi di fili, un 6%a prodotti per la cura e l’igiene personale mascherine chirurgiche o bustine di integratori; un 3% è rappresentato da abbigliamento tecnico come etichette e pezzi di indumenti, un 4% da attrezzatura tecnica come frammenti di suole o piedini di racchette. Non è stato possibile definire la provenienza del restante 40% di frammenti di macroplastiche a causa della loro usura e/o frammentazione e degradazione a seguito dell’esposizione a fenomeni meteorologici e meccanici. In sintesi, la caratterizzazione polimerica ha evidenziato come le poliolefine, principalmente polipropilene (PP) e polietilene (PE), siano i due polimeri che maggiormente caratterizzano i rifiuti plastici raccolti lungo i sentieri.

La scelta di realizzare il monitoraggio lungo questi sentieri non è casuale. Tale area di studio è da attribuirsi ai risultati ottenuti da un precedente studio di monitoraggio condotto nel 2020, che aveva già confermato la presenza di macroplastiche sulla superficie del Ghiacciaio dei Forni e del Ghiacciaio Cedec, nonché sui sentieri di avvicinamento a tali ecosistemi glaciali. Questi risultati suggeriscono che la presenza di macroplastiche sui sentieri sia da attribuirsi per lo più all’abbandono deliberato o involontario di rifiuti da parte degli escursionisti che frequentano la montagna.

“Le osservazioni e i risultati delle ricerche condotte dai ricercatori dell’Università degli Studi di Milano- dichiara Guglielmina Diolaiuti, docente UNIMI ESP e membro del Comitato Glaciologico Italiano – sottolineano l’importanza di monitorare costantemente i ghiacciai, non solo per comprendere meglio le dinamiche climatiche in atto, ma anche per sensibilizzare sull’urgenza di ridurre l’impatto umano sull’ambiente. In particolare, la contaminazione ambientale da polimeri plastici, gergalmente conosciuti come plastiche, è una delle principali problematiche che la società attuale deve affrontare. Quando le materie plastiche non sono gestite e/o smaltite correttamente, si disperdono e possono causare impatti non trascurabili nei confronti degli ecosistemi e degli organismi che li popolano. Solo attraverso un impegno condiviso e una maggiore consapevolezza possiamo sperare di preservare questi preziosi laboratori naturali per le future generazioni”.

Carovana dei ghiacciai 2024: Dopo l’anteprima sul ghiacciaio Dei Forni, Carovana dei ghiacciai 2024 prenderà ufficialmente il via dal 18 agosto al 9 settembre. Sei le tappe in programma sulle Alpi e anche oltre i confini nazionali. Si partirà dalla Francia con il ghiacciaio Mer de Glace, per passare alla Valle D’Aosta con il ghiacciaio della Valpelline, al Piemonte con tappa al ghiacciaio di Flua, in Lombardia sul ghiacciaio Fellaria, in Friuli-Venezia-Giulia/Slovenia sui ghiacciai delle Alpi Giulie, per concludere il viaggio in Veneto tornando sul ghiacciaio della Marmolada. Tanti come sempre i temi che verranno portati in primo piano: dagli effetti della crisi climatica e degli eventi meteo estremi in montagna alla tutela della biodiversità, dalle politiche per l’adattamento ai cambiamenti climatici alle buone pratiche di sviluppo sostenibile al documentario sull’agonia dei ghiacciai alpini, realizzato da Carovana dei ghiacciai. Non mancheranno testimonial d’eccezione che accompagneranno il viaggio di Carovana dei ghiacciai. Tra i primi ci sono: il giornalista e scrittore Marco Albino Ferrari, il geografo già docente universitario Giuseppe Dematteis, la scrittrice Dacia Maraini, l’alpinista Agostino Da Polenza.

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