Nonostante le difficoltà geopolitiche e un contesto economico incerto, il 2024 dovrebbe chiudersi positivamente per l’export del vino italiano. Secondo le stime di Nomisma Wine Monitor, si prevede un incremento del 4,5%, con il valore complessivo delle esportazioni che supererà gli 8 miliardi di euro. Questo risultato segna una ripresa rispetto al leggero calo registrato nel 2023, confermando il vino italiano come un asset fondamentale per il commercio estero.
Il mercato interno: volumi in calo nella distribuzione moderna
In Italia, la situazione è meno rosea. Nei primi nove mesi del 2024, le vendite di vino nella grande distribuzione hanno registrato un calo del 1,5% in termini di volume, una tendenza che difficilmente potrà essere invertita entro la fine dell’anno. La riduzione dei consumi si inserisce in un contesto di inflazione che continua a pesare sulle tasche degli italiani.
Mercati mondiali: luci e ombre per l’importazione di vino
Il Report Wine Monitor di Nomisma evidenzia un calo del 2,6% negli acquisti di vino nei principali 12 mercati mondiali, che rappresentano oltre il 60% del valore globale delle importazioni. Tuttavia, alcuni Paesi si distinguono per una crescita significativa: in Cina, le importazioni di vino sono aumentate del 27%, grazie al ritorno dei vini australiani dopo la rimozione dei super dazi, e in Brasile si è registrato un incremento sia in valore che in volume.
Gli spumanti trainano l’export italiano
Gli spumanti, e in particolare il Prosecco, continuano a rappresentare il motore dell’export italiano. Due bottiglie su dieci esportate sono di questa tipologia, con una crescita significativa in mercati come Australia, Stati Uniti, Canada, Francia e Regno Unito. Per i vini fermi imbottigliati, invece, le performance positive si concentrano principalmente negli Stati Uniti e in Canada.
Le sfide per il futuro: dazi e instabilità geopolitica
Denis Pantini, responsabile di Wine Monitor di Nomisma, sottolinea come l’export sia influenzato da numerosi fattori geopolitici ed economici. Tra le principali preoccupazioni vi è la possibilità che il neo-eletto presidente statunitense Trump introduca nuovi dazi sulle importazioni di vino a partire dal 2025. A ciò si aggiungono gli aumenti delle accise su vini e bevande alcoliche già applicati in Russia e quelli programmati nel Regno Unito dal febbraio 2025. Tali misure potrebbero avere un impatto negativo non solo sugli Stati Uniti, ma anche su mercati come la Germania, già sotto pressione economica.
Diversificazione dei mercati: una strategia vincente
Per far fronte alle incertezze, i produttori italiani stanno diversificando i mercati di esportazione. Se in alcuni mercati consolidati come Germania, Svizzera e Francia si registrano cali, altri Paesi meno tradizionali stanno emergendo come nuove opportunità. Tra questi, Austria, Irlanda, Brasile, Romania, Croazia e Tailandia, che nel 2024 hanno registrato crescite a doppia cifra.
Vendite in Italia: spumanti in ripresa, ma i vini fermi soffrono
Sul fronte nazionale, il mercato del vino continua a risentire delle difficoltà economiche. Il terzo trimestre 2024 ha mostrato una leggera ripresa nelle vendite, ma non sufficiente a compensare il calo complessivo dei primi nove mesi. Mentre i vini fermi e frizzanti registrano le flessioni maggiori, gli spumanti continuano a crescere in tutti i canali di vendita, trainati soprattutto dagli spumanti generici, preferiti ai Dop a causa del caro vita.
Il 2024, dunque, si chiude con una doppia faccia per il vino italiano: da un lato il successo internazionale trainato dagli spumanti, dall’altro le difficoltà di un mercato interno che fatica a riprendersi completamente.