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Gio. Nov 21st, 2024

In occasione di Olio Officina Festival, l’Associazione Italiana dell’Industria olearia ribadisce la centralità dell’extra nel settore agroalimentare e propone alla filiera un’azione comune per restituire valore al prodotto-olio.

L’olio extra vergine d’oliva, nonostante le difficoltà storiche del comparto, dimostra tutta la forza del “saper fare” italiano e la necessità, oggi più che mai, di creare valore in tutta la filiera. E’ il messaggio che ASSITOL, l’Associazione Italiana dell’industria olearia, ha lanciato in occasione di Olio Officina Festival, la manifestazione milanese dedicata al mondo degli oli e condimenti.

In particolare, a OOF si è festeggiato un compleanno particolare, i 60 anni dell’istituzione dell’extra vergine come categoria merceologica. “L’età non è giovanissima, ma l’extra vergine non vuole certo andare in pensione – ha commentato Anna Cane, presidente del Gruppo olio d’oliva di ASSITOL – anzi, in questi anni, si è fatto conoscere in tutto il mondo, diventando il portabandiera della Dieta Mediterranea, il modello alimentare più famoso e salutare al mondo”.

Tuttavia, i consumi dell’olio d’oliva sono ancora troppo bassi: appena il 3% del mercato globale. A questo, deve aggiungersi la difficoltà storica di reperimento di materia prima in Italia: la nostra agricoltura riesce a coprire un terzo dell’intero fabbisogno, nazionale ed estero, del mercato, pari nel complesso a 1 milione di tonnellate. “Ed è qui che, negli anni, il settore ha dato prova del suo ‘saper fare’ – ha ricordato la presidente degli industriali – creando il blend, vale a dire l’accostamento di oli diversi tra di loro per provenienza e gusto che, sapientemente uniti e armonizzati, danno vita ad un olio dal profilo unico e costante nel tempo, in linea con le preferenze del consumatore”.

Questa capacità di rispondere al deficit produttivo interno, selezionando le materie prime dalle diverse aree produttive dando vita ad una molteplicità di oli in grado di rispondere ai diversi  gusti dei consumatori, sia Italiani che stranieri, è stato il punto di forza del nostro comparto oleario. “Non a  caso, parliamo di saper fare italiano”, ha osservato Anna Cane. E’ invece sul creare valore che si gioca la sfida del futuro. Come denunciato più volte di recente da tutti i componenti della filiera, è sempre meno redditizio produrre, confezionare e vendere olio. In questo quadro, si inserisce il problema delle vendite sottocosto, al centro del dibattito anche a Olio Officina Festival.

La tendenza ad offrire in promozione l’extra ha portato sempre più giù i prezzi. “In questo modo, l’extra vergine si è trasformato in un prodotto civetta, messo sul mercato a poco prezzo per attirare i consumatori – ha sottolineato Andrea Carrassi, direttore generale di ASSITOL -. L’Associazione ha chiesto più volte di fermare questa spirale perversa, che trascina con sé tutta la filiera. Questa gara al ribasso, infatti, induce il consumatore a pensare che l’extra valga poco, quindi costi poco”. Inoltre, questo spiega perché il prezzo al consumatore finale spesso non copra i costi di produzione, mettendo in seria difficoltà gli olivicoltori italiani.

Per queste ragioni, l’Associazione degli industriali ha rilanciato anche a Olio Officina Festival l’idea di una norma che vieti le vendite sottocosto indiscriminate: “Il ricorso selvaggio al sottocosto è una realtà sotto gli occhi di tutti e, a distanza di 60 anni dalla definizione dell’extra vergine, è ora di agire, tutti insieme, a difesa del prodotto, della sua centralità nell’alimentazione e per la sostenibilità economica di tutta la filiera”.
In questa ottica, potrebbe trovare nuovo slancio l’idea di rivedere i parametri dell’extra vergine, inserendone di nuovi per rendere più oggettiva la valutazione dell’autenticità e genuinità del prodotto, e rendendo più stringenti i limiti dell’acidità. “Una decisione così rilevante – ha concluso Anna Cane – dovrà però essere condivisa e sostenuta da tutta la filiera”.

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