Sono i piccoli gesti che cambiano la vita, come quello di condividere un momento di gioia con qualcuno che altrimenti non potrebbe permetterselo. Prende ispirazione dalla celebre tradizione napoletana del caffè sospeso l’idea di una gelatiera del centro storico di Genova, Rosa de “Il profumo di Rosa”, che ha lanciato appunto il “gelato sospeso” – prendi un cono e ne lasci pagato un altro -, iniziativa benefica che a giugno e luglio raddoppia a favore di medici e infermieri (ma in questo caso il gelato è offerto dalla gelateria).
Un gesto di aiuto e riconoscenza in un momento difficile per tante famiglie, che grazie alla solidarietà riscoprono il valore della comunità, particolarmente sentito in un quartiere – la “città vecchia” magistralmente descritta nelle canzoni di De Andrè – dove accanto ai palazzi affrescati e signorili convivono situazioni di grande degrado sociale. Un’iniziativa che vuole essere un piccolo esempio positivo in un momento di incertezza e che non a caso nasce dalla sensibilità e dalla creatività di una giovane donna imprenditrice.
Rosa, 33 anni, tra poco mamma e con una laurea in Lingue Straniere, decide 10 anni fa di aprire una gelateria. “Era l’8 marzo del 2010, giorno della festa della donna. Credo che a Genova non abbia mai nevicato a marzo, quell’anno invece fu così. L’8 marzo 2020 ho festeggiato 10 anni di attività. Poi sappiamo cos’è successo”. Ma Rosa non perde il sorriso, le difficoltà sono uno stimolo per trovare soluzioni.
Così, accanto al gelato sospeso, per il post lockdown ha scelto di investire in creatività, valorizzando l’anima versatile del made in Italy: solo a giugno ha infatti “inventato” 13 nuovi gusti di gelato, che ripropongono in versione cono altrettanti dolci della tradizione pasticcera nazionale e locale – dal Panettone genovese con uvette e pinoli alla Pinza bolognese alle ciambelline alla cannella – evocando quel sapore genuino, che sa di festa e famiglia, capace di farci tornare bambini. Una scommessa creativa che nasce grazie alla collaborazione con Fabbri 1905, la storica azienda bolognese da oltre 110 anni al fianco delle famiglie e dei professionisti italiani, ancora di più in un periodo di difficoltà come quello che stiamo vivendo: Fabbri 1905 sta infatti accogliendo e raccontando storie di gelaterie – come quella di Rosa, che da 4 anni è anche insegnante per la scuola professionale gelatieri Fabbri MasterClass o come quella della signora Maria, che ha lanciato recentemente il gusto Ascierto – che grazie alla creatività, allo spirito innovatore, alla capacità di rafforzare il senso di comunità, stanno resistendo allo tsunami che ci ha investito, dimostrando come sia possibile ripartire e guardare con ottimismo al futuro. Magari proprio partendo da un cono gelato.
La solidarietà virale: dal gelato alla cultura del “sospeso”
Come nasce l’idea del gelato sospeso? “La proposta – racconta Rosa – mi è arrivata da un’amica. Ho subito accettato, ma non sapevo come metterlo in pratica. Sono stata aiutata dal responsabile di una comunità per minori non accompagnati e insieme abbiamo reso concreta l’iniziativa. L’aspetto più importante è che nessuno deve chiedere: ogni gelato pagato è un gettone che si lascia in un’apposita casetta nel locale. Chi non può permetterselo prende il gettone e paga con quello. Perché, soprattutto per gli adulti, penso ai tanti genitori separati che hanno perso il lavoro, chiedere è umiliante”. I clienti hanno risposto con entusiasmo – “ci sono sempre più gettoni che richieste” – e il sogno è diventare virali: “vorremmo che da un semplice gelato si venisse a creare una rete sociale del sospeso. Piano piano anche altri commercianti stanno aderendo, sarebbe bello se si potesse lasciare in sospeso un biglietto del teatro, del cinema, di una mostra. Insomma, la cultura in sospeso”.
A giugno e luglio Rosa ha deciso di allargare il suo gesto a medici e infermieri, offrendo lei stessa ai professionisti della sanità, che tanto si sono spesi e sacrificati in questi mesi, un piccolo segno di riconoscenza. “Ho un’amica anestesista, mamma con bimba piccola che non ha potuto abbracciare per mesi. Volevo dire grazie a queste persone. A modo mio”.