Istituzioni, associazioni e mondo della produzione agroalimentare hanno calcato il palco dell’evento “Verso COP26. Il contributo della filiera agroalimentare agli obiettivi di neutralità climatica” promosso da Nomisma con il patrocinio del MiTE – Ministero della Transizione Ecologica per fare il punto sulla sostenibilità e sulla transizione ecologica della filiera, analizzando azioni e strategie implementate nella direzione della lotta al cambiamento climatico e le sfide future ancora da affrontare.
Durante l’evento Silvia Zucconi – Responsabile Market Intelligence di Nomisma – ha inoltre presentato i risultati delle analisi prodotte dall’Osservatorio Sostenibilità di Nomisma. L’intervento ha posto l’attenzione su 3 diversi focus di approfondimento: obiettivi di sostenibilità posti dall’unione europea al fine di salvaguardare il pianeta, attuale situazione ambientale (globale e nazionale) e livello di coinvolgimento della popolazione italiana rispetto i temi della sostenibilità.
L’Europa tramite il Green Deal ha reso chiaro l’obiettivo comunitario di un futuro sostenibile, che guardi ad una transizione ecologica giusta ed inclusiva. Riduzione dell’inquinamento, preservare e ripristinare gli ecosistemi e la biodiversità, proporre un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente (FROM FARM TO FORK), accelerare la transizione verso una mobilità sostenibile e intelligente, costruire e ristrutturare in modo efficiente sotto il profilo energetico e delle risorse, mobilitare l’industria per un’economia pulita e circolare, garantire l’approvvigionamento di energia pulita, economica e sicura, stimolare la ricerca e l’innovazione sono i principali aspetti su cui Stati membri, industria e collettività sono chiamati ad intervenire e contribuire.
Uno sforzo che mira a ridurre il fenomeno del riscaldamento globale e a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, individuando nel 2050 l’anno della neutralità climatica.
Ma qual è l’attuale situazione ambientale – globale e nazionale?
Mentre si continua a registrare l’anticipazione dell’overshoot day a livello globale (il giorno in cui l’umanità consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno) crescono le emissioni di gas serra, che nel corso degli ultimi 30 anni sono aumentate del +50%. Tra i settori che più contribuiscono alle greenhouse emission quello energetico, dell’agricoltura e della trasformazione industriale, che nel 2018 hanno pesato rispettivamente il 76%, 12% e 6% del totale emissioni.
Nel 2019 il ricorso ad energie da fonti rinnovabili in Europa ha sfiorato il 19% del consumo finale lordo di energia, con una crescita di 2,2 p.p rispetto al 2015. Performance meno brillanti per l’Italia che nel 2019 ha utilizzato il 18,2% di energia rinnovabile (contro il 17,5% di quanto fatto nel 2015).
Risultati positivi per l’Italia invece rispetto al tasso di riciclo dei prodotti. Nel 2019 è stato avviato a riciclo il 68% dei rifiuti prodotti, contro una media europea che si attesta al 41%.
Fonte: Osservatorio Sostenibilità Nomisma
Fonte: Osservatorio Sostenibilità Nomisma
Rivoluzione verde e transizione ecologica rappresentano inoltre una delle 6 missioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano. Aspetto fondamentale al punto che il piano destina 69 miliardi di euro a questa missione e cita 465 volte le parole della sostenibilità (es sostenibile, sostenibilità, decarbonizzazione, green, ecologia, cambiamento climatico, …).
Aspetti green che entrano con forza crescente anche nelle scelte di investimento delle imprese italiane. 1 impresa su 4 del settore manifatturiero (5-499 addetti) prevede di investire in prodotti e tecnologie green nel triennio 2021-2023. Una scelta – quella degli investimenti Green – che offre ritorni positivi sui principali indicatori di performance delle aziende italiane. Nel corso del 2020 è, infatti, superiore la quota di chi ha registrato incrementi di fatturato, occupazione ed export tra le imprese manifatturiere che hanno effettuato eco investimenti rispetto a quelle che non hanno collocato risorse in soluzioni e tecnologie verdi.
Fonte: Osservatorio Sostenibilità Nomisma
La ricerca Nomisma – realizzata tramite il coinvolgimento di 1.000 italiani – ha permesso inoltre di mettere in luce percezioni, conoscenze, preoccupazioni ed azioni dei cittadini italiani rispetto ai temi della sostenibilità e dell’attenzione alla tutela ambientale.
Tra i consumatori è sempre più evidente una “mobilitazione ambientale” legata alla diffusa certezza (dichiarata da quasi 9 italiani su 10) dell’effettiva gravità delle condizioni ambientali attuali. Tra le tematiche ecologiche che più generano apprensione il riscaldamento globale e il cambiamento climatico (64%), la produzione e del trattamento dei rifiuti (42%) ma anche l’inquinamento atmosferico (36%).
Fonte: Osservatorio Sostenibilità Nomisma, Consumer Survey “Quotidiano sostenibile”, settembre 2021
Un’attenzione, quella nei confronti del Pianeta che nonostante l’emergenza sanitaria è diventata più importante per il 41% degli italiani ed è rimasta prioritaria per un ulteriore 25%. A questo si accompagna la consapevolezza – condivisa da 7 italiani su 10 – che ognuno individualmente può fare molto nella tutela ambientale. All’entusiasmo dichiarato nei confronti della sostenibilità, tuttavia, corrispondono comportamenti di acquisto ancora occasionali, non necessariamente quotidiani. La quota di frequent sustainable consumer in Italia si attesta al 52%.
Un say-do-gap definito anche dalla limitata disponibilità a pagare un differenziale di prezzo per prodotti sostenibili. Il 54% degli italiani dice di non essere disposto a pagare di più per un prodotto sostenibile, rendendo evidente l’urgenza di spiegare e comunicare il differenziale di valore dei prodotti sottostante il differenziale di prezzo richiesto. Cruciale, dunque, sottolineare come 1 italiano su 3 ritiene di non avere informazioni sufficienti a valutare la sostenibilità dei prodotti che acquista e il 58% vorrebbe saperne di più.
Fonte: Osservatorio Sostenibilità Nomisma, Consumer Survey “Quotidiano sostenibile”, settembre 2021
Ma cosa significa cibo sostenibile per i consumatori italiani? A contribuire alla definizione di prodotto alimentare sostenibile intervengono caratteristiche peculiari del prodotto e anche aspetti “satellite”. Il metodo di produzione incide per il 33% nella definizione di cibo sostenibile a parimerito con il packaging (33%), seguono aspetti inerenti all’origine e alla filiera (21%) e la responsabilità etica e sociale (9%). Per valutare correttamente la sostenibilità dei prodotti alimentari e delle bevande che si acquistano i consumatori ritengono necessarie le informazioni inerenti il prodotto e la produzione come origine delle materie prime (48%), tracciabilità della filiera (28%), CO2 risparmiata durante la produzione (20%), ma anche quelle relative al packaging dalla modalità di riciclo (31%), alla quantità di plastica ridotta/eliminata (21%), alla percentuale di materie provenienti da fonti rinnovabili (25%).
Gli aspetti ambientali giocano oggi un ruolo fondamentale nella scelta dei prodotti alimentari da acquistare, del punto vendita in cui effettuare la spesa ma anche dei brand e delle marche a cui rivolgersi. Per il 32% degli italiani la sostenibilità è un driver di scelta prioritario dei prodotti alimentari, secondo solo ad aspetti di convenienza e di origine delle materie prime. Importante anche la presenza di packaging che rispettino l’ambiente, ricercati dal 28% dei consumatori.
La proposta di prodotti sostenibili, inoltre, rappresenta per i consumatori un metro di valutazione dell’impegno concreto dei punti vendita e dei brand nei confronti della sostenibilità. Nel 2021 gli italiani hanno acquistato almeno un prodotto alimentare o bevanda da marche attive sui temi della sostenibilità ambientale (7 italiani su 10), percepite vicine al proprio sistema valoriale (63%) e attive ed esposte sui temi ambientali in maniera credibile, non solo per aspetti di comunicazione.
Fonte: Osservatorio Sostenibilità Nomisma, Consumer Survey “Quotidiano sostenibile”, settembre 2021
Utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (64%), utilizzo responsabile delle risorse (60%), produzione sul territorio nazionale (37%), attenzione ai diritti e al benessere dei lavoratori (34%): sono questi gli aspetti che – secondo gli italiani –definiscono più di altri l’impegno delle aziende verso la tutela ambientale.
Rispetto alla sostenibilità della filiera agroalimentare in tutte le sue fasi, cosa si aspettano gli italiani? Con riferimento al settore agricolo le aspettative riguardano la riduzione di pesticidi e altre sostanze chimiche in campi e allevamenti (62% degli italiani), ma anche la garanzia del benessere animale negli allevamenti (41%), l’assenza di OGM (27%) e la conversione della produzione al biologico (23%). Le aziende che producono packaging dovrebbero, invece, promuovere l’utilizzo di materie prime 100% riciclabili (45%), incentivare l’utilizzo di materie prime compostabili/biodegradabili (39%), accrescere l’utilizzo di materie prime riciclate (37%), promuovere confezioni senza eccessi di imballaggio/più leggeri (31%). Gli italiani chiedono invece all’industria alimentare di aumentare l’utilizzo di confezioni sostenibili (47%), utilizzare fonti energetiche rinnovabili (42%), ridurre l’utilizzo di imballaggi e confezioni (31%), ricorrere a materie prima nazionali (22%). Per operare in modo più sostenibile, infine, la distribuzione dovrebbe ampliare l’offerta di prodotti con packaging sostenibili (34%) e intervenire sulla sostenibilità dei punti vendita (25%.)
Fonte: Osservatorio Sostenibilità Nomisma, Consumer Survey “Quotidiano sostenibile”, settembre 2021
Alla presentazione Nomisma si è succeduta una tavola rotonda dedicata al mondo delle imprese agroalimentari cui hanno preso parte Gianpiero Calzolari (Presidente Granarolo), Francesco Faella (Presidente Tetra Pak Italia), Leonardo Mirone (Direttore Acquisti Imballi e Responsabile Sostenibilità delle filiere BARILLA), Marco Pedroni (Presidente ADM), Eugenio Sapora (Country Manager Italia TOO GOOD TO GO), Marcella Mallen (CoPresidente ASviS).
L’evento si è concluso con gli interventi della Senatrice Maria Alessandra Gallone (Segretaria della 13^ Commissione permanente Territorio, Ambiente, Beni ambientali) e l’Onorevole Manlio Di Stefano (Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale).
“La leadership europea dell’Italia nell’economia circolare e nel recupero e riciclo dei rifiuti è consolidata. – afferma Silvia Zucconi, responsabile Market Intelligence di Nomisma – Le missioni e le dotazioni finanziarie del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono un impegno concreto per mantenere la leadership. supportare la transizione ecologica e il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica richiesti dall’Unione Europea.
Un percorso sfidante ad almeno tre livelli – per il sistema Paese, il mondo produttivo ma non solo – l’attivazione di una consapevolezza collettiva e la partecipazione dei consumatori è un fattore determinante della strategia e della capacità di centrare gli obiettivi.
L’attenzione ai temi della sostenibilità – attraverso stili di vita e comportamenti di acquisto – è espressione di una chiara azione sinergica a tutela e protezione dell’ambiente che diventa complementare alle strategie green intraprese dalle imprese.
Dal 2011 al 2019 è cresciuta di 8 punti percentuali la propensione delle imprese a fare ecoinvestimenti, (passando dal 14% al 22%), con previsioni sul prossimo triennio che coinvolgeranno un quarto delle imprese. Scelta che guarda al futuro ma che è sostenuta anche dai risultati nel medio periodo in termini di performance (la quota di imprese che -nel corso del 2020 – hanno registrato una crescita in termini di fatturato ed export è sensibilmente maggiore tra le imprese che investono in sostenibilità).
Anche i consumatori – continua Silvia Zucconi – credono in maniera sempre più convinta nella possibilità di fermare il cambiamento climatico e i suoi effetti sull’ambiente rivedendo stili di vita e comportamenti di acquisto. Quando si tratta di prodotti alimentari, in particolare, la ricerca di caratteristiche di sostenibilità diventa un driver di scelta fondamentale per 1 italiano su 3, terzo pilastro dopo convenienza e italianità”.
“La sostenibilità è nel DNA di Tetra Pak – sottolineaFrancesco Faella, presidente Tetra Pak Italia. Abbiamo recentemente presentato il 23esimo report che riguarda tre pilastri – alimenti, persone, pianeta – a testimonianza di un impegno a tutto tondo, con l’obiettivo guida del raggiungimento di zero emissioni nette di CO2 entro il 2030 per le nostre operazioni ed entro il 2050 lungo l’intera catena del valore.
Per noi è fondamentale che il consumatore possa scegliere in maniera consapevole e sostenibile. Per questo, stiamo continuando ad ampliare la nostra offerta di confezioni per bevande e alimenti, riciclabili e realizzate interamente con materie prime da fonti rinnovabili, come il cartone da foreste certificate FSC™ e i polimeri di origine vegetale da canna da zucchero al posto della plastica di origine fossile.”
“La crescita di un’economia di un Paese dipende dall’economia ma non solo, dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalle scelte delle aziende e dei consumatori, dalla condivisione di valori e di speranze. Gli stessi fattori determinano il progresso di un Paese”, ha commentato Gianpiero Calzolari, Presidente di Granarolo. “Vogliamo fare la nostra parte, promuovere un’offerta alimentare di qualità, che sostenga la crescita dei produttori, preservando i territori e le nostre risorse naturali. Abbiamo un progetto strategico che focalizza in modo molto definito l’impegno del Gruppo sui temi della sostenibilità per il futuro. Il futuro vedrà vincenti le filiere che sapranno crescere in modo sostenibile, anche nella nuova competizione internazionale”.
“Il concetto di sostenibilità ha il grande merito di mettere insieme gli aspetti ambientali con quelli sociali ed economici – osserva Marco Pedroni, presidente ADM, Coop Italia e Ancc-Coop –ma bisogna chiarirsi su quale sia l’approccio giusto. Da un lato c’è l’azione che le aziende possono fare. La loro neutralità climatica è sicuramente un ottimo obiettivo ma bisogna ammettere che il connubio tra azioni che tutelano l’ambiente e vantaggio economico, non è sempre così stretto. In alcuni ambiti è vero, come per il risparmio energetico, per esempio, in altri non lo è, come la depurazione. Quindi servono delle leggi, ma anche degli incentivi dello Stato perché le aziende possano affrontare al meglio il cambiamento. Dall’altro lato ci sono le azioni dei consumatori. Tutti in quanto tali abbiamo due cuori, uno guarda al bene comune e l’altro al necessario interesse diretto e economico, ma se li mettiamo in contrapposizione diviene difficile trovare un equilibrio. Bisogna allora che anche la parte economica sia accessibile, altrimenti il rischio è che la sostenibilità divenga un affare solo per ricchi”
“L’obiettivo della neutralità climatica al 2050 richiede uno sforzo collettivo da parte della comunità internazionale e da ciascuno di noi – dichiara l’Onorevole Manlio Di Stefano, Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale – Non si tratta di un obiettivo facile, ma crediamo fortemente sia quello da perseguire oggi e nei pochi anni che avremo a disposizione per impostare l’agricoltura e l’industria del futuro. A tutto questo la filiera agroalimentare italiana, una delle più virtuose in Europa, ha dato e sta dando il proprio contributo, ma dobbiamo impegnarci sempre di più a promuovere comportamenti e strumenti in grado di guidare questa ambizione.”