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Oggi, 14 febbraio 2022, è stato presentato “Rapporto Ismea-Qualivita 2021 sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole DOP IGP STG” organizzata da Ismea e Fondazione Qualivita. Le conclusioni affidate al Ministro Stefano Patuanelli.

Nel secondo anno segnato dalla pandemia, i numeri della Dop economy confermano il ruolo strategico esercitato nei territori dalle filiere DOP IGP, grazie all’impegno di tutti i soggetti del comparto e al supporto delle istituzioni che hanno riconosciuto la valenza strategica del settore capace di esprimere un patrimonio economico dei territori italiani non delocalizzabile.

Nell’anno segnato dalla pandemia, che ha messo in discussione molti fattori alla base dei sistemi di produzione, distribuzione e consumo, la Dop economy ha confermato il ruolo esercitato nei territori, grazie al lavoro svolto da 200mila operatori e 286 Consorzi di tutela dei comparti cibo e vino. A confermare questi numeri è l’analisi del XIX Rapporto Ismea- Qualivita sul settore italiano dei prodotti DOP IGP che nel 2020 raggiunge 16,6 miliardi di euro di valore alla produzione (-2,0%), pari al 19% del fatturato totale dell’agroalimentare italiano, e un export da 9,5 miliardi di euro (-0,1%) pari al 20% delle esportazioni nazionali di settore. Risultati resi possibili dall’impegno di tutto il sistema con azioni di solidarietà, attività di sostegno agli operatori, accordi con i soggetti del mercato e un continuo dialogo con le istituzioni che, riconoscendo la valenza strategica del settore, hanno supportato attraverso apposite misure la continuità produttiva delle filiere DOP IGP, capaci di esprimere un patrimonio economico dei territori italiani per sua natura non delocalizzabile.

Dop economy: un euro su cinque dell’agroalimentare italiano da prodotti DOP IGP

La produzione certificata DOP IGP agroalimentare e vinicola nel 2020 esprime un valore di 16,6 miliardi di euro, un dato in calo del -2,0% rispetto all’anno precedente; ma se da una parte si interrompe il trend di crescita del settore, ininterrotto negli ultimi dieci anni, dall’altra in un passaggio di difficoltà straordinaria si conferma la capacità di tenuta di un sistema di qualità diffuso in tutto il territorio nazionale. La Dop economy vale il 19% del fatturato complessivo del settore agroalimentare nazionale, grazie soprattutto al contributo delle grandi produzioni certificate, ma non mancano elementi che confermano un forte dinamismo del sistema delle Indicazioni Geografiche italiane, fra cui l’affermarsi di categorie come le Paste alimentari o i Prodotti della panetteria e pasticceria. Il comparto agroalimentare DOP IGP vale 7,3 miliardi di euro alla produzione e il vitivinicolo imbottigliato raggiunge 9,3 miliardi di euro.

Export DOP IGP: variano le dinamiche ma si conferma il valore delle esportazioni IG

Le esportazioni delle DOP e IGP agroalimentari e vitivinicole nel 2020 registrano un valore stabile su base annua raggiungendo i 9,5 miliardi di euro (-0,1%) per un peso del 20% nell’export agroalimentare italiano. Si tratta di un risultato importante, con chiari effetti collegati alla pandemia sui mercati extra-UE, il cui calo è compensato da una crescita delle esportazioni verso destinazioni europee. Il valore complessivo è frutto anche di un andamento diverso fra i due comparti, con il cibo che con 3,92 miliardi di euro registra un incremento del valore esportato del +1,6% e il vino che con 5,57 miliardi di euro mostra un calo del -1,3%.

Impatto territoriale: traina il Nord Italia, ma le crescite sono nelle regioni del Sud e Isole

Tutte le regioni e le province italiane registrano un impatto economico delle filiere DOP IGP, anche se si conferma la concentrazione del valore nel Nord Italia. Fra le prime venti province per valore, ben undici sono delle regioni del Nord-Est, a partire dalle prime tre – Treviso, Parma e Verona – che registrano un impatto territoriale oltre il miliardo di euro. Nel 2020 solo l’area “Sud e Isole” mostra un incremento complessivo del valore rispetto all’anno precedente (+7,5%), con crescite importanti soprattutto per Puglia e Sardegna.

Cibo DOP IGP STG: tiene il valore alla produzione, cresce l’export in UE

L’agroalimentare italiano DOP IGP STG coinvolge oltre 86mila operatori, 165 Consorzi autorizzati e 46 organismi di controllo. Nel 2020 raggiunge i 7,3 miliardi di euro di valore alla produzione per un -3,8% in un anno e con un trend del +29% dal 2010. Stabile il valore al consumo a 15,2 miliardi di euro per un andamento del +34% sul 2010. Prosegue anche nel 2020 la crescita dell’export che raggiunge i 3,9 miliardi di euro per un +1,6% su base annua con un dato che dal 2010 è più che raddoppiato (+104%). Mercati principali si confermano Germania (770 mln €), USA (647 mln €), Francia (520 mln €) e Regno Unito (268 mln €).

Vino DOP IGP: valore dell’imbottigliato stabile, frena l’export

Il vitivinicolo italiano DOP IGP coinvolge oltre 113mila operatori, 121 Consorzi autorizzati e 12 organismi di controllo. Nel 2020 registra 24,3 milioni di ettolitri di vino IG imbottigliato (+1,7% in un anno), con le DOP che rappresentano il 68% della produzione e le IGP il 32%. Il valore della produzione sfusa di vini IG è di 3,2 miliardi di euro, mentre all’imbottigliato è 9,3 miliardi di euro (-0,6%) con le DOP che ricoprono un peso economico pari all’81%. L’export raggiunge 5,6 miliardi di euro, per un -1,3% su base annua e un trend del +71% dal 2010; risentono degli effetti della pandemia soprattutto i mercati extra-UE (-4,3%), mentre cresce l’export in UE (+4,1%) con incrementi a doppia cifra per i Paesi scandinavi e del Nord Europa.

DOP IGP STG nel mondo: lo scenario nel mondo e in Europa

Al 31.12.2021 si contano complessivamente 3.249 prodotti DOP IGP STG nel mondo, di cui 3.043 registrati nei Paesi europei a cui si aggiungono le 206 produzioni DOP IGP STG riconosciute in 15 Paesi extra comunitari, compreso il Regno Unito. L’Italia conferma il primato mondiale per numero di prodotti certificati con 841 DOP, IGP, STG. Nel 2021 sono state registrate 43 nuove IG nel mondo, di cui 39 in 15 Paesi europei e 4 in Paesi extra-UE. L’Italia conta 3 nuove registrazioni nel comparto Cibo: Pistacchio di Raffadali DOP, Pesca di Delia IGP e Olio di Roma IGP.

Bene Ortofrutticoli trainati da mele, frutta a guscio e agrumi; Aceti 22% dell’export Cibo IG. La Pasta IGP si afferma 5° categoria, crescono Panetteria e Pasticceria e gli Oli regionali IGP

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Formaggi: cresce la produzione ma cala il valore, bene l’export sopra i 2 miliardi
La categoria dei formaggi conta 56 denominazioni e 25.830 operatori che generano un valore di 4,18 miliardi di euro alla produzione (-7,8%) pari al 57% del comparto Cibo DOP IGP. Cresce la quantità certificata, ma cala il valore per alcuni formaggi DOP per le difficoltà di assorbimento del mercato interno, soprattutto per la chiusura dell’Horeca. Le esportazioni raggiungono 2,06 miliardi di euro grazie alla crescita nei Paesi UE. In Lombardia (1,32 miliardi €) e Emilia-Romagna (1,31 miliardi €) si concentrano quasi i due terzi del valore della categoria; al terzo posto si trova la Campania (414 milioni €). Le prime cinque filiere per valore alla produzione sono Grana Padano DOPParmigiano Reggiano DOPMozzarella di Bufala Campana DOPGorgonzola DOP e Pecorino Romano DOP che complessivamente valgono 3,7 miliardi di euro.

Prodotti a base di carne: valore al -2%, in calo l’export dopo la crescita del 2019
I prodotti a base di carne contano 43 denominazioni e 3.877 operatori che generano un valore di 1,87 miliardi di euro alla produzione (-2,0%) pari al 26% del comparto Cibo DOP IGP. Tengono i dati della categoria, mediamente in calo del -2% sia in termini di quantità certificata che di valore, con alcune eccezioni di denominazioni che hanno mantenuto il valore sul mercato. Le esportazioni raggiungono 555 milioni di euro (-6,3%) con gli effetti della pandemia legati ai prodotti che hanno i Paesi Extra-UE fra i maggiori mercati di destinazione. In Emilia-Romagna si concentra oltre la metà del valore della categoria con più di 1 miliardo di euro; seguono Friuli-Venezia Giulia (311 milioni €) e Lombardia (307 milioni €). Le prime cinque filiere per valore alla produzione sono Prosciutto di Parma DOPProsciutto di San Daniele DOPMortadella Bologna IGPBresaola della Valtellina IGPSpeck Alto Adige IGP che complessivamente valgono 1,6 miliardi di euro.

Aceti balsamici: produzione torna a 91 milioni di litri, export vale il 22% del cibo DOP IGP
Il settore degli aceti balsamici conta 3 denominazioni e 672 operatori che generano un valore di 368 milioni di euro alla produzione (-5,5%) pari al 5% del comparto Cibo DOP IGP. Cala la quantità certificata della categoria che, dopo la crescita del 2019, torna sui livelli dell’anno precedente e la stessa dinamica si riflette sul valore, grazie alla stabilità del prezzo medio riconosciuto. L’export vale 843 milioni di euro, interessa il 92% della produzione certificata e rappresenta il 22% delle esportazioni di Cibo DOP IGP. Il comparto è territorialmente limitato alle province di Modena e Reggio nell’Emilia ed è guidato dall’Aceto Balsamico di Modena IGP cui seguono l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP e Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia DOP.

Ortofrutticoli: valori in forte crescita, trainano mele, frutta a guscio, agrumi e frutta estiva
Gli ortofrutticoli DOP IGP contano 118 denominazioni e 20.717 operatori che generano un valore di 404 milioni di euro alla produzione (+26,9%) pari al 6% del comparto Cibo DOP IGP. I dati sono complessivamente in crescita, grazie soprattutto all’incremento produttivo e di valore delle principali categorie del comparto che sono: mele (214 milioni €, +44%), frutta a guscio (44 milioni €, +31%), agrumi (39 milioni €, +25%) e frutta estiva (30 milioni €, +17%). Le esportazioni interessano il 27% della produzione certificata a valgono 178 milioni di euro, con una crescita del +32,8%. In Trentino-Alto Adige si generano circa 207 milioni di euro, seguono Sicilia e Piemonte con 53 milioni di euro e 44 milioni di euro: le tre regioni rappresentano circa i tre quarti del valore economico della categoria degli ortofrutticoli DOP IGP.

Oli di oliva: ancora marginale il peso delle IG nel settore, continuano a crescere le IGP regionali
La categoria degli oli di oliva conta 49 denominazioni e 23.160 operatori che generano un valore di 71 milioni di euro alla produzione (-14,0%) pari all’1% del comparto Cibo DOP IGP. Il calo della quantità certificata per il secondo anno di fila è condizionato dal crollo del Terra di Bari DOP, mentre si registrano risultati alterni per le altre denominazioni. Risulta comunque marginale il peso del comparto DOP IGP sul settore dell’olio nazionale, anche se sembra crescere il ruolo delle IGP regionali registrate negli ultimi anni. L’export vale 52 milioni di euro e interessa il 38% della produzione certificata DOP IGP. In Toscana (25 milioni €), Sicilia (15 milioni €) e Puglia (9 milioni €) si concentra circa il 70% del valore totale della categoria degli oli certificati. Le prime cinque filiere per valore sono Toscano IGPTerra di Bari DOPSicilia IGPVal di Mazara DOP e Riviera Ligure DOP che in totale valgono 47 milioni di euro.

Carni fresche: risultati stabili per la categoria con 92 milioni di valore alla produzione
Le carni fresche DOP IGP contano 6 denominazioni e 10.293 operatori che generano un valore di 92 milioni di euro alla produzione (-0,5%) pari all’1% del comparto Cibo DOP IGP. L’export raggiunge 10 milioni di euro (+1,0%) e coinvolge il 9% della produzione certificata. In Sardegna (33 milioni €) e Toscana (18 milioni €) si concentra oltre la metà del valore totale della categoria. In crescita le prime tre denominazioni per ordine di valore generato Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGPAgnello di Sardegna IGPAgnello del Centro Italia IGP, mentre mostrano valori in calo le produzioni di Abbacchio Romano IGP e Cinta Senese DOP.

Altre categorie: pasta IGP prosegue la crescita, bene pasticceria e panetteria e cioccolato
Le Paste alimentari si affermano come 5° categoria in assoluto per valore alla produzione con 240 milioni di euro, grazie alla Pasta di Gragnano IGP, 9° prodotto del comparto Cibo IG. Bene la categoria Panetteria e pasticceria con 82 milioni di euro trainata da Piadina Romagnola IGP (50 milioni €) e Cantuccini Toscani IGP (24 milioni €) a cui si aggiungono segnali positivi dai pani DOP. Fra le altre categorie (9 milioni €) bene soprattutto Cioccolato e Pesci e molluschi.

Cesare Mazzetti

Stefano Patuanelli
Ministro politiche agricole, alimentari e forestali
I prodotti DOP IGP si confermano anche nel 2020 una componente fondamentale nell’affermazione del made in Italy sui mercati globali e un motore di promozione e tutela delle eccellenze italiane. L’analisi del XIX Rapporto Ismea-Qualivita dimostra ancora una volta come grazie alla distintività e alla tradizione delle nostre produzioni, la Dop economy tenga sia sul territorio nazionale che all’estero, cresca nelle regioni del Sud e nelle Isole e traini l’intero comparto agroalimentare italiano. A livello comunitario ci aspetta un anno impegnativo, sia per la revisione del quadro normativo dell’etichettatura che per quello del regolamento DOP e IGP. Proprio per questo è necessario salvaguardare e tutelare l’intero sistema produttivo dai rischi che possono generare l’omologazione alimentare, i sistemi di etichettatura fuorvianti come il Nutriscore, le fake news, i tentativi di imitazione sia sui mercati comunitari che su quelli terzi. Il PNRR, con i Contratti di filiera e di distretto, gli incentivi all’innovazione, la digitalizzazione, rappresenta una grande occasione per la crescita delle filiere DOP IGP, e come MiPAAF ci impegniamo già da subito ad accompagnare le imprese in questo delicato momento, con la volontà di metterle nelle migliori condizioni per intercettarne le opportunità e compiere un ulteriore salto di qualità nel mondo e in Europa.

Angelo Frascarelli
Presidente ISMEA
La differenziazione, insieme a innovazione e organizzazione, è la leva del successo dell’agroalimentare italiano. I dati che il Rapporto Ismea-Qualivita sulle Indicazioni Geografiche monitora con attenzione ci parlano di un modello produttivo fortemente orientato alla qualità, al legame territoriale e a una differenziazione multilivello. Ma in prospettiva è necessario che la filiera agroalimentare affronti la questione con ancora più impegno rispetto al passato, orientando i propri sforzi per uscire dalla logica delle commodity e fare della distintività l’elemento cardine delle strategie produttive e commerciali.

Cesare Mazzetti
Presidente Fondazione Qualivita
Il Rapporto Ismea-Qualivita accompagna, ormai da 19 anni, l’evoluzione del sistema DOP IGP italiano e, ancora una volta, evidenzia come esso rappresenti un modello efficace di sviluppo dei territori. La coesione delle filiere, la garanzia di sicurezza per i consumatori e la capacità di dialogo con le istituzioni hanno rappresentato punti di forza per la tenuta del settore in risposta alle difficoltà emerse durante la prima fase della pandemia. I numeri delle nostre analisi sono il frutto del lavoro congiunto di operatori, Consorzi di tutela, enti e istituzioni in tutta Italia. La Fondazione Qualivita continuerà a supportare il sistema attraverso l’analisi del settore, proponendo elementi utili a definire una nuova visione strategica sulla qualità in risposta ai mutamenti in atto e ai nuovi obiettivi della transizione ecologica.

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