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Ortofrutta, da Bologna parte il rilancio del settore. Restituire competitività a un comparto ‘labour intensive’

L’ortofrutta nazionale, stretta fra competitors in grande ascesa -dalla Spagna al Marocco- cerca il suo rilancio dopo la crisi export degli ultimi due anni: a Bologna oggi si è fatto il punto nel convegno che ha celebrato i 50 anni di Italia Ortofrutta, l’Unione Nazionale del settore ortofrutticolo alla quale aderiscono 132 Organizzazioni di Produttori sul territorio nazionale, in rappresentanza del 20% della produzione ortofrutticola italiana e del 40% della produzione ortofrutticola organizzata.

Promosso con Fondazione FICO l’incontro, nel Centro congressi del Parco Eatly World, si è concentrato sul tema “Ortofrutta: il fattore lavoro come elemento di competitivita’ del settore. Prezzo etico per l’agricoltore, valore etico per il consumatore”, con la partecipazione anche del Sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura Alessandra Pesce, del Sottosegretario al Ministero del Lavoro Claudio Durigon, del presidente Confagricoltura Massimiliano Giansanti e del presidente CIA Emilia Romagna Cristiano Fini.

I dati rilevanti del settore, che fattura circ 14 miliardi annui, sono arrivati dalle relazioni di Vincenzo Falconi, Direttore Italia Ortofrutta, e di Ersilia Di Tullio, Senior project manager Nomisma: il comparto ortofrutta incide per il 26% della produzione nazionale agricola e per il 22% del consumo nazionale dei generi alimentari.

Ma l’ortofrutta è anche un settore “labour intensive”, fortemente condizionato dal fattore “lavoro”: garantisce occupazione annualmente a un milione e 97mila dipendenti in Italia, la stragrande maggioranza operai agricoli (1.060.000) e gli altri impiegati, quadri e dirigenti. Sono ben 110,7 milioni le giornate lavorative di mano d’opera annualmente a carico dei produttori di ortofrutta e il totale degli operai agricoli rappresenta il 12% degli operai italiani (8,5 milioni).

L’elemento lavoro finisce per essere condizionante e soffocare la competitività dell’ortofrutta italiana, marginalizzando la grande qualità dei prodotti a vantaggio di quelli stranieri spesso commercializzati sottocosto.

«I prezzi di mercato non coprono i nostri costi di produzione – ha spiegato il direttore di Italia Ortofrutta Vincenzo Falconi – L’apprezzamento commerciale che ottengono le nostre produzioni al netto dei costi non solo non è in grado di remunerare il costo del lavoro, e ostacola gli investimenti in ricerca, sviluppo ed innovazioni alla base della competitività futura. È necessario quindi impostare delle scelte strategiche che intervengano per restituire valore e competitività del settore».

Food ESG Affairs

TM

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