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Sab. Dic 21st, 2024

Il caffè è una bevanda di origini antiche che, negli ultimi tempi, ha assunto particolare rilevanza anche nell’ambito della filosofia alimentare adottata dai vegani.

Da nord a sud, in ogni angolo dello Stivale, quello della “pausa caffè” è un rito sacro per molti italiani, che lo vivono come parte integrante della propria routine quotidiana. Oltre al gusto inconfondibile e all’effetto energizzante, sono numerose le proprietà di questa antica bevanda, alcune positive e altre meno, che hanno un impatto sulla nostra salute.

In relazione ai nutrienti che contiene e alla sua interazione con alcuni alimenti, il caffè ha assunto particolare rilevanza anche nell’ambito del regime alimentare vegano. Sì, perché per quanto si tratti di una bevanda “vegan friendly” non è del tutto priva di effetti collaterali per chi segue una dieta basata sul consumo esclusivo di prodotti di origine vegetale.

In questo articolo cercheremo di capire quali sono i rischi legati a un consumo elevato di caffè e come inserirlo nell’alimentazione quotidiana con ragionevolezza.

I benefici del caffè

Una delle principali componenti nutrizionali del caffè è senza dubbio la caffeina, una sostanza psicoattiva appartenente alla famiglia degli alcaloidi, che svolge un’azione stimolante sul sistema nervoso e cardiovascolare.

Grazie a questa componente, bere una tazza di caffè si rivela di grande aiuto quando ci si sente stanchi e si ha bisogno di una sferzata di energia. Ma al di là dell’effetto tonico ed energizzante, nella bevanda sono contenute molte altre sostanze dai comprovati effetti benefici sull’organismo.

Tra queste segnaliamo i composti fenolici e in particolare l’acido caffeico, un polifenolo a cui vengono attribuite proprietà antiossidanti, antimutagene e antinfiammatorie, svolgendo anche un ruolo protettivo nei confronti delle patologie tumorali.

Un moderato consumo di caffè è, inoltre, associato a un rischio ridotto di sviluppare il diabete di tipo 2 e molte malattie cardiovascolari grazie all’azione dei flavonoidi, che contribuiscono al buon funzionamento del sistema vascolare e del circolo venoso.

Questi fitocomposti agiscono anche come inibitori degli enzimi pro-ossidativi chelando gli ioni metallici, come il ferro e il rame, per contrastare l’assorbimento di tutti quegli elementi coinvolti nella formazione dei radicali liberi. Ed è proprio quest’ultima caratteristica a rendere il caffè di particolare interesse nell’ambito della dieta vegana.

Caffè e carenza di ferro

Come dicevamo, la caffeina è uno stimolante naturale che agisce sul sistema nervoso centrale, ma numerosi studi scientifici sostengono anche che interferisca con l’assorbimento di alcuni nutrienti indispensabili, come il ferro non emico.

A differenza del ferro eme, che si trova solo nei cibi di origine animale e viene assorbito come tale dall’intestino, senza l’intervento di altri agenti, il ferro non-eme contenuto sia negli alimenti vegetali sia in quelli animali deve trovarsi in forma solubile per poter essere assimilato dall’organismo.

Ora, dal momento che la caffeina e i polifenoli presenti nel caffè ne riducono la solubilità, ostacolandone l’assorbimento da parte del duodeno, appare evidente come la bevanda rappresenti uno dei principali inibitori dell’assorbimento del ferro non-eme, unica forma del minerale presente nella dieta vegan.

Occhio anche al calcio!

Anche il calcio è un macrominerale che riveste un’importanza fondamentale per la salute dell’organismo e, in particolare, per quella di ossa e denti.

A differenza del ferro, una dieta vegana equilibrata è in grado di soddisfare facilmente il fabbisogno giornaliero di questo nutriente, in quanto presente in forma altamente biodisponibile nei vegetali a foglia verde, nel tofu e in molti altri alimenti consumati solitamente dai vegani.

Ebbene, tra i principali Calcium Robbes, ossia “ladri del calcio”, si segnala proprio il caffè che, a causa della caffeina e dei tannini contenuti, interferisce con l’assorbimento del minerale assunto con l’alimentazione, rendendolo inutilizzabile dal nostro organismo.

Inoltre, dal momento che la bevanda contiene anche tiaminasi (un enzima capace di demolire le molecole della tiamina), un consumo elevato di caffè rischia di inibire anche l’assimilazione della vitamina B1, un nutriente idrosolubile essenziale per la produzione di energia e il corretto funzionamento di cuore, muscoli e sistema nervoso.

I vegani devono quindi rinunciare al caffè?

Come per la maggior parte degli alimenti, anche nel caso del caffè è sempre la “dose a fare il veleno”, quindi non ci sono motivi per cui i vegani dovrebbero rinunciare alla tanto agognata tazzina di espresso al bar o preparato a casa con la tradizionale moka oppure con una macchine da caffè in cialde (se ne siete sprovvisti, ecco alcuni dei migliori modelli disponibili sul mercato).

L’unica accortezza da adottare nell’ambito di un regime alimentare vegano è assumerlo senza esagerare e possibilmente lontano dai pasti ricchi di nutrienti preziosi, come il calcio e il ferro, per evitare che la bevanda interferisca con la loro corretta assimilazione da parte dell’organismo.

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