Torna lo storico sussidiario del mangiarbere all’italiana: presentata come ormai di consueto al Piccolo Teatro Strehler di Milano il 24 ottobre e disponibile in tutte le librerie e sullo store online di Slow Food Editore dal 26 ottobre, la trentatreesima edizione di Osterie d’Italia racconta la ristorazione italiana più autentica e di qualità attraverso le visite e le recensioni di più di 240 collaboratori sparsi in tutta Italia, in una rete fitta e capillare. La nuova edizione raccoglie 1730 indirizzi di osterie, agriturismi, enoteche con cucina e ristoranti segnalati per la cucina territoriale, la rigorosa selezione degli ingredienti e il prezzo giusto.
Le novità dell’edizione 2023
Un ottimo segnale dello stato di salute di questo specifico segmento di ristorazione è dato dall’alto numero di nuovi ingressi – ben 139 novità rispetto alla scorsa edizione, «molti dei quali aperti di recente e, soprattutto, da giovani cuochi e cuoche, imprenditori e imprenditrici che, tra i tanti modelli offerti dalla ristorazione contemporanea, hanno scelto di calzare proprio quello dell’osteria», commentano nell’introduzione i curatori Francesca Mastrovito ed Eugenio Signoroni. È il caso di giovani professionisti che, dopo svariate esperienze all’estero, in segmenti totalmente diversi, come quello del fine-dining e in ristoranti di ben altro stampo e calibro, scelgono di assumere una forma ben precisa, che nella sua naturale identità permette di rispondere anche a questioni contemporanee sulla sostenibilità ambientale e umana attraverso un racconto autentico, genuino e accogliente della grande ricchezza di biodiversità, cultura e tradizione enogastronomica territoriale. Fenomeno, questo, che si attesta nelle grandi città che attingono alle ricette, gli ingredienti e le idee della cucina di mercato, così come in provincia, anche in zone remote e non facilmente accessibili che valgono ben il viaggio grazie alle osterie che si fanno a tutti gli effetti meta d’interesse.
Accanto allo storico riconoscimento della Chiocciola, assegnato a quelle osterie che si distinguono per l’eccellente proposta e per l’ambiente, la cucina e l’accoglienza in sintonia con i valori del buono, pulito e giusto di Slow Food, e al riconoscimento della Bottiglia, che segnala una proposta di vini articolata, rappresentativa del territorio e con prezzi onesti, in Osterie d’Italia 2023 compare un nuovo riconoscimento: il Bere Bene, assegnato a quelle osterie che offrono, accanto o in sostituzione a una valida proposta di vini, una selezione di bevande alcoliche e non – birre artigianali, distillati, cocktail ma anche succhi, estratti e infusi – scelti con attenzione e personalità. A ricevere la Chiocciola nella trentatreesima edizione della guida sono 270 osterie, mentre ad aggiudicarsi la Bottiglia e il Bere Bene sono rispettivamente in 450 e 126 locali. La regione con il maggior numero di Chiocciole è la Toscana (27), seguita dal Piemonte (26) e dalla Campania (25).
Ai simboli che guidano il lettore nel racconto della proposta di ogni osteria – come l’orto di proprietà, una selezione di formaggi di qualità e identitaria, una buona offerta vegetariana, di vini al calice e tanti altri – si uniscono due novità che mettono in luce i punti di forza, le eccellenze e gli elementi rappresentativi del territorio proposti da ogni osteria: il simbolo del pane, assegnato alle osterie con un eccellente cestino del pane e di prodotti da forno, autoprodotti o reperiti da fornai di qualità̀, e il simbolo dell’olio, ai locali che valorizzano l’olio extravergine d’oliva sia a tavola che in cucina, secondo una selezione oculata di prodotti d’eccellenza e rappresentativi del territorio.
A completare uno spaccato così dettagliato sono ancora gli inserti regionali, ovvero sezioni dedicate a realtà con specifiche peculiari di ogni regione, e solo lì ritrovabili: ne sono esempio le pizzerie in Campania, i fornelli in Puglia e le piadinerie in Emilia Romagna, e ancora i trippai toscani, i farinotti liguri e i mangiari di strada siciliani.
La presentazione
In apertura della presentazione al Piccolo Teatro Strehler, un video messaggio di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, ha salutato gli osti: «Quest’anno i curatori hanno voluto soffermarsi sul valore dell’accoglienza, che vuol dire garantire al vostro cliente un atteggiamento di benevolenza. Penso che questo gioco di sentimenti e di sensazioni debba essere il più sincero possibile: non creiamo situazioni di accoglienza non vere, costruite. L’accoglienza migliore è quella che esprime la vostra identità. L’essenza è testimoniare, far conoscere, condividere la vostra identità e quella del vostro locale. Attraverseremo tempi difficili e l’alleanza con i frequentatori della vostra osteria è importante».
In sala a dare il benvenuto ai presenti la presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini: «Voi osti e ostesse siete i nostri ambasciatori, perché costruite comunità locali insieme ai produttori e agli artigiani, quei sistemi locali del cibo che curano la biodiversità, valorizzano i prodotti, e fanno economia grazie ai mercati contadini, alle visite in fattoria e ai gas. Si tratta di piccole esperienze che provano a valorizzare anche quella sovranità alimentare di cui si è dibattuto tanto in questi giorni. Sovranità alimentare è definita come il diritto dei popoli a determinare le proprie politiche alimentari senza costrizioni esterne legate a interessi privati e specifici. Non significa autarchia, ma mettere al centro il bene comune piuttosto che interessi specifici di alcuni. Slow Food da anni cerca di costruire un sistema alimentare in grado di garantirci il futuro piuttosto che inficiarlo. E voi ostesse e osti siete parte della rigenerazione che auspichiamo e l’augurio è quello di disegnare con voi un futuro migliore a partire dal cibo per tutti».
La presentazione si è chiusa con un intervento di Anna Scavuzzo, vicesindaco di Milano, che ha sottolineato come questo giro per l’Italia sia un bagno di vita, il racconto di un’Italia fatto di città e borghi, piccoli e grandi imprese. Oggi abbiamo bisogno di questo entusiasmo, di questa energia. La presentazione annuale di Osterie d’Italia a Milano non è più soltanto un’occasione istituzionale e lo testimoniano i tanti punti di contatto che ci sono tra il Comune di Milano e Slow Food: il tema delle food policy che non è più solo appannaggio delle amministrazioni, ma coinvolge tutti. A Rio nei giorni scorsi si sono confrontate 250 città da tutto il mondo e non è un caso che lì c’era Carlo Petrini, per confrontarsi ancora una volta a partire dai temi della sincerità, dell’accoglienza, proprio come è un sindaco che vuole far sentire a casa tutti.
Alla presentazione di Osterie d’Italia 2023 sono stati inoltre annunciati i nove premi speciali – ben tre in più rispetto allo scorso anno: si è aggiunto infatti il premio Selezione Bere Bene, assegnato a tre osterie rispettivamente al Nord, Centro e Sud Italia, per premiare e incoraggiare la cura nella selezione e nella proposta di bevande di qualità e personalità oltre la carta dei vini.
I premi speciali
Il premio Miglior Oste è andato a Roberto Casamenti e Alessandra Bazzocchi de La Campanara – Pianetto di Galeata (FC). “L’obiettivo con cui Roberto e Alessandra portano avanti la loro attività è semplice, ed è perseguito con tanta passione quanta naturalezza e genuinità: far star bene i loro ospiti. Non importa se è per una cena, per colazione o per un bicchiere di vino e una polpetta nel giardino: da loro si sta come quando si va a trovare un caro amico – e non è solo un modo di dire, perché amici di Roberto e Alessandra si diventa facilmente”.
Il premio Miglior Carta dei Vini è stato consegnato da Elena Tassone, responsabile marketing, e Lorenzo Zirilli, art director di Acqua San Bernardo a Devetak – Savogna d’Isonzo (GO), con la seguente motivazione: “in una nazione come la nostra, dove la biodiversità si esprime anche in una sterminata varietà di vitigni, il racconto del territorio può e deve spesso partire proprio dal vino. In questo, la famiglia Devetak ha pochi eguali grazie alla cantina, una vera e propria antologia del Friuli Venezia Giulia enologico, e a una personale conoscenza di ogni produttore che vi trova ospitalità”.
Ad aggiudicarsi il premio Miglior Interpretazione della Cucina Regionale è stata l’osteria Sora Maria e Arcangelo – Olevano Romano (RM): “una cucina domenicale accogliente, piena e riconoscibile, che si lascia ispirare dai prodotti e dai grandi classici del proprio territorio ma che non ha timore dei tocchi di contemporaneità, per un risultato misurato, di grande gusto e memorabile.
Lucio Berta, responsabile di comunicazione di Reale Mutua, ha consegnato il Premio Novità a Casa Colet – Monastero di Vasco (CN), con la motivazione: “i posti speciali si riconoscono subito e si riconoscono dai dettagli. Casa Colet è un luogo che unisce la produzione agricola e il valore, non scontato, di un autentico rapporto con la terra a una cucina perlopiù vegetale che, senza rinnegare le proprie radici, non ha paura di osare e di tracciare una nuova strada per la tradizione”.
Il Premio Miglior Giovane Vittorio Fusari Franciacorta è stato consegnato da Simona Luraghi, amministratore delegato del Consorzio Franciacorta, a Greta Gemmi di Al Resù – Lozio (BS). “Gli ultimi anni sono stati quelli della rinascita delle montagne. Tra i migliori interpreti di questa ondata che ha guardato da una nuova prospettiva vallate e vette c’è certamente Greta Gemmi, giovanissima cuoca che mescola la sapienza della nonna con la propria mente aperta sul mondo”.
Pietro Rovatti, brand consultant di Parmigiano Reggiano, ha consegnato il premio Miglior Dispensa all’Enoteca della Valpolicella – Fumane (VR), con la motivazione: “l’attenzione per le materie prime e la cura nel selezionarle non possono che essere la pietra fondante di una cucina tradizionale solida e ragionata. Lo sanno bene Ada Riolfi e Carlotta Marchesini, che nella loro osteria scelgono ogni giorno solo il meglio che questo ricchissimo territorio mette loro a disposizione, senza rinunciare a qualche fuga fuori zona e in avanti”.
Infine, il Premio Selezione Bere Bene è andato a ben tre osterie:
Controvento – Porto Sant’Elpidio (FM): “uno stabilimento che spicca tra tutti gli altri di questa infinita costa, diverso perché ha puntato su materie prime di piccoli produttori, su una cucina di mare immediata e su una scelta di bevande che affianca birre artigianali, caffè, tisane e succhi selezionati con la stessa cura dei vini, perlopiù naturali, presenti in carta.
Ada – San Sperate (SU): “Ben prima che di birra artigianale si parlasse in modo diffuso in tutta Italia, l’osteria di Ada Pinna ha scelto di raccontarne i migliori interpreti regionali accanto a una curata carta dei vini, per un racconto del territorio che si conferma unico, ampio e coinvolgente”.
Da Roberto Taverna in Montisi – Montalcino (SI): “In un luogo come Montalcino è quasi scontato avere una carta dei vini ben fatta. Lo è decisamente meno dedicare la stessa attenzione a tutto il resto della carta, salvo che ci si trovi nell’osteria di Roberto Crescenzi. Ecco che accanto a Brunello e Rosso locali spiccano, con eguale dignità e personalità, succhi e birre artigianali, distillati e liquori scelti con cura e raccontati con passione”.