Breaking
Dom. Dic 22nd, 2024

Alert sanitari sulle bottiglie di vino? Il nutrizionista: «C’è un grosso equivoco: è l’abuso di alcol a far male, non un bicchiere di un “alimento liquido” che ha al massimo il 15% di alcol». Il wine expert: «In Italia e Francia non accadrà mai». Il presidente di Assoenologi: «Nel nostro Paese è da escludere, sarebbe masochismo». Il produttore: «La Commissione europea ha sbagliato». Il sommelier: «È giusto avvisare i consumatori dei rischi». E’ quanto scrive Lara Loreti per “la Stampa”.

Il mondo del vino italiano è in fibrillazione di fronte al via libera dell’Europa alla richiesta dell’Irlanda di adottare sulle etichette degli alcolici gli avvisi, come sulle sigarette, «il consumo di alcol provoca malattie del fegato» e «alcol e tumori mortali sono direttamente collegati». Mentre il governo italiano, con il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e il ministro degli Esteri Antonio Tajani, promette battaglia («finché ci sarò io – dice il primo – in Italia non succederà»), sale la preoccupazione che l’esempio irlandese sia seguito da altri Paesi.

A far drizzare le antenne ai protagonisti del settore, il fatto che il via libera Ue sia arrivato nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna – principali produttori di vino – e altri sei Stati Ue. Destano poi timore le difficoltà che la misura potrebbe causare al mercato interno e l’annuncio della Commissione di iniziative comuni sull’etichettatura degli alcolici nell’ambito del piano per battere il cancro. Ricordiamo che proprio sul Cancer Plan al Parlamento europeo, nei mesi scorsi, era passata la linea morbida portata avanti dall’Italia su un alert sanitario incentrato sull’abuso e non sul semplice consumo di alcol.

«Quello che contestiamo – dice Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi – non è che l’alcol possa far male, ma la necessità di fare un distinguo fra consumo e abuso. Mi auguro che Italia e Francia facciano capire all’Ue che così non ci siamo. Noi da anni diciamo che bisogna bere con moderazione. Proprio domani (oggi, ndr) a Napoli ci sarà un convegno su vino e salute con 400 enologi».

Il dibattito è aperto. «Il fumo è un vizio, anche l’alcol può esserlo e può far male – dice il sommelier imprenditore italiano che vive a Bordeaux, Mattia Cianca – Queste etichette sono un danno per il commercio, d’altro canto è anche giusto avvisare i consumatori; in alcuni Paesi, sugli alcolici ci sono gli alert per le donne incinte, ad esempio, e credo sia giusto».

Parla di “equivoco” il nutrizionista Giorgio Calabrese: «L’Europa è partita da una visione errata, che si ammanta di bene, ma che in realtà fa di tutta erba un fascio, valutando le bevande alcoliche uguali. Se bevo whisky è una cosa, se bevo birra o vino è un’altra. In molti Paesi del Nord Europa c’è la piaga dell’abuso di superalcolici, ma nel vino non c’è prevalenza di alcol, ma di acqua. Chi produce vino è esterrefatto».

Lo conferma Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini: «Nel vino l’alcol di fermentazione può arrivare al 15%; i superalcolici sono cose diverse, non possono trascinarci in questo calderone. La richiesta dell’Irlanda è lecita, ma la Commissione europea non ha considerato la posizione del Parlamento europeo, e non ha valutato le conseguenze, in primis quelle sul libero commercio. E poi siamo sicuri che funzioni?».

Il via libera non è definitivo: entro 60 giorni, l’Organizzazione mondiale del commercio dovrà autorizzare l’Irlanda. «Per noi quello irlandese è un mercato piccolo – continua Frescobaldi – ma altri Stati potrebbero fare lo stesso e questo mina i princìpi dell’Europa, che nasce come mercato europeo comune per la libera circolazione delle merci: se ogni Stato torna ad andare a briglia sciolta, chi ci rimette è il consumatore. L’Italia e gli altri Paesi fondatori possono fare moral suasion sulle istituzioni Ue».

Anche il mondo della ristorazione si ribella. «In Italia, Francia e Spagna vino è cultura – nota Gabriele Del Carlo, direttore della sommellerie del Bulgari a Parigi – Bollare le bottiglie come le sigarette sarebbe rinnegare la nostra storia».

Related Post