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Mer. Lug 24th, 2024

Estratto dell’articolo

Estratto dell’articolo di Aldo Grasso “Masterchef e i giudici con quel modo di fare ormai da fast food” sul “Corriere della Sera”

Lo ammetto, provo un certo perverso piacere a scrivere di MasterChef , giunto intanto alla dodicesima stagione. Perché? Perché mi sento un vendicatore, uno Zorro dei fornelli, un Robin Hood delle pentole, sia pure per scherzo. Non sono in grado di giudicare i piatti, mi accontento di osservare i tre giudici mentre strapazzano i concorrenti e mi viene voglia di tirare loro un po’ la giacca (Sky).

Dei tre, il più «umano» è Giorgio Locatelli (voto 6,5), mai una parola di troppo, mai un segno di disgusto: frequenterei volentieri un suo ristorante, purché i piatti mi vengano «raccontati» con discrezione e nessuno si sogni di versarmi l’acqua e il vino, un rito che non riesco a demandare ad altri. Antonino Cannavacciuolo (voto 5) ormai è un personaggio televisivo e non è una particolare nota di merito: troppi programmi, troppa attenzione alla recita (la «tognazzeide», l’attore che cucina, è sempre in agguato).

Bruno Barbieri (voto 4) ormai si occupa di materassi e di outfit (ma come si veste?). […] Fonte Dagospia

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