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Food e pubblicità. E se invece di demonizzare certi alimenti puntassimo sulla promozione di quelli sani e gustosi come frutta e verdura?

Torna l’appuntamento settimanale con gli editoriali di Fruchthandel Magazin, scrive MyFruit.it.

(…) Daniel Smith affronta l’aspetto legato alla pubblicità. La soluzione non è demonizzare zucchero, sale & company ma, invece, promuovere alimenti sani e gustosi come frutta e verdura.

Di recente in Germania il ministro dell’Agricoltura, Cem Özdemir, ha presentato una proposta di legge per una maggiore tutela dei bambini nelle pubblicità. L’obiettivo è quello di proteggere i giovani da una dieta malsana con troppi zuccheri, sale o grassi. “Circa il 15% dei bambini tedeschi di età compresa tra i 3 e i 17 anni è in sovrappeso, e di questo 15% poco meno del 6% è obeso”, ha fatto sapere il ministero.

Secondo quanto proposto sarà vietata ogni forma di pubblicità su qualunque media, compresi i social, tra le 6 del mattino e le 23 e sarà vietato anche pubblicizzare prodotti poco sani in un raggio di 100 metri da tutte le scuole, gli impianti sportivi, le piscine e i luoghi dove i ragazzi trascorrono il tempo libero, così come saranno vietate tutte le sponsorizzazioni di eventi per bambini e ragazzi.

Per quanto riguarda gli alimenti oggetto delle restrizioni, ci si baserà sul contenuto in zuccheri, grassi e sale in base ai profili nutrizionali stabiliti dall’Oms per la restrizione del marketing diretto ai bambini. Secondo le prime stime, dovrebbe rientrare nel divieto circa il 70% dei cibi oggi attivamente reclamizzati. Il motivo è evidente: questi prodotti, ha spiegato Özdemir, “stanno rovinando la salute dei nostri ragazzi”.

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Le associazioni contro il junk food

campanelli d’allarme delle associazioni di medici e di consumatori suonano da tempo. Per questo oggi quelle associazioni definiscono i piani di Özdemir un “grande successo” e una “pietra miliare”.
Non tutte, però: la German Food Association è di parere completamente diverso. Innanzitutto perché ritiene falso l’assunto che si basi tutto esclusivamente sul pubblicizzare alimenti ad alto contenuto di zuccheri, grassi e/o sale. “Cem Özdemir non sembra essere consapevole delle conseguenze dei suoi punti chiave. Se tra le sei del mattino e le undici di sera non sarà più consentito pubblicizzare alimenti che non soddisfano i criteri dell’Oms, stabiliti in modo non proprio trasparente, sarà coinvolto oltre il 70% dei prodotti”, critica Christoph Minhoff, Ad dell’Associazione alimentare.

L’intenzione di fondo del ministro di offrire ai bambini un ambiente nutrizionale sano – tra l’altro con una quantità sufficiente di frutta e verdura – non può che essere approvata senza dubbi. Discutibile può essere l’utilità del divieto di pubblicità. Non è proprio ciò che viene proibito ad essere particolarmente attraente? E non sono prima di tutto i genitori a dovere dare l’esempio di un’alimentazione sana ai loro figli, facendo per così dire pubblicità (nutrizionale) in casa?

Non esiste comunque un modo corretto per prevenire l’obesità nei bambini. La soluzione non consiste nel demonizzare lo zucchero, il sale e simili, ma, forse, nel promuovere alimenti sani, gustosi e rinfrescanti come la frutta e la verdura. Non c’è bisogno di grandi invenzioni. Basta pensare alle campagne di degustazione nei supermercati, che purtroppo non hanno potuto avere luogo per troppo tempo a causa del Covid-19.

Insistere su degustazioni e comunicazione in-store

Proprio la presentazione di nuovi tipi di frutta e verdura viene apprezzata dai giovani. E  le campagne di degustazione lo dimostrano. Quindi il messaggio è: fatene di più, per favore. Vale la pena ricordare anche il Veganuary, che ha lo scopo di incoraggiare i consumatori ad adottare una dieta vegana ed è stato dimostrato che aumenta il consumo di ortofrutta. Così è accaduto a gennaio.

Ma perché non farlo con maggiore regolarità, tutto l’anno? Senza sottovalutare il potere della pubblicità, il potere dell’abitudine potrebbe semplicemente risultare più forte del tentativo di vietare. Ci si potrebbe concentrare ancora di più su un’alimentazione sana, idealmente già dalle nostre case, negli asili, nelle scuole elementari e non solo nell’ultimo passaggio, nei negozi di alimentari.

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“Mentre ricordo bene che da bambino ricevevo puntualmente una fetta di salame dal macellaio, non ho memoria che mi sia successo qualcosa di simile nel reparto ortofrutta”, conclude Smith. E voi ricordate qual è stata la vostra prima esperienza con frutta e verdura in un negozio?

Food ESG Affairs

TM

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