L’ultima novità nel mondo della birra viene della tecnologia nel campo delle stampanti. La startup di Anversa Bar.on ha annunciato di aver sviluppato un progetto di “stampante di birra molecolare”.
Come riporta il quotidiano La Libre ripreso da Agrifoodtoday, grazie all’acqua del rubinetto e agli aromi contenuti nelle cartucce, la macchina consente di produrre in pochi secondi diverse varietà di birra. La peculiarità di questa “stampante” consiste nella capacità di modulare la percentuale di alcol. Può inoltre produrre diversi tipi di birra, che si tratti di una scura, un’ambrata o una classica bionda lager, rendendola fruttata o amara. Tra le sue capacità anche quella di preparare bevande analcoliche. I responsabili di Bar.on riferiscono che il loro prototipo è in grado di aggirare il tradizionale processo di fermentazione. In questo modo chiunque in casa potrà avere “macchine per la birra” in grado di miscelare queste bevande a proprio piacimento semplicemente premendo alcuni pulsanti.
Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con Kevin Verstrepen, professore universitario di microbiologia ed il suo team di scienziati dell’università Vib-Ku Leuven. I composti chimici vengono “catturati” nelle cartucce, per poi essere mescolati all’acqua del rubinetto. Un elemento che, secondo l’azienda, attribuisce al progetto un impatto ecologico basso, evitando il problema del trasporto della birra al consumatore. Più che al singolo consumatore però al momento gli sforzi dell’azienda si stanno concentrando su un prototipo destinato alla ristorazione denominato “One Ta Pro”.
La startup promette di testarlo nel corso di quest’anno, avviando una fase di confronto con diverse aziende per produrre su larga scala la propria tecnologia. La società ha finora raccolto fondi per 1,8 milioni di euro lo scorso anno e prevede di aprire una nuova filiale a Bruxelles. Nessuna data di lancio della macchina o del prezzo della stessa è stato ancora annunciato. Da capire se si tratta di una svolta nel futuro della birra o di una schiaffo ad una tradizione centenaria perpetrata dai monaci trappisti e oggi dai tanti birrifici artigianali tenuti in piedi dagli appassionai del luppolo.